Pagina:Raimondo Montecuccoli, la sua famiglia e i suoi tempi.djvu/410

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al suo governo; il che non era vero. Che nompertanto in gran dubbiezze si vivesse in Vienna, apparisce dall’esser stato, in momenti così fuor di proposito, colà chiamato il Montecuccoli “per consultarlo circa gli attacchi che possono sospettarsi”, come scriveva il Federici, essendoché, secondo ei diceva, fanno i turchi le cose loro con gran segretezza; né altre notizie si avevano se non le scarse e talvolta fallaci che dalle spie si ritraevano. A Vienna asserì Montecuccoli, aver lasciato l’Ungheria quando il granvisir era lontano appena tre leghe da Buda: aver esso 30.000 uomini con sé (con ciò confermando le prime notizie da lui mandate, che vennero, come dicemmo, a suo modo mutate dal Porcia) e ritenere fossero imminenti grandi scorrerie de’ turchi per le terre dell’Ungheria; quanto a sé, avere assicurato Giavarino con quelle fortificazioni, delle quali più sopra dicevamo. Al suo ritorno in Ungheria trovò Raimondo di pessimo animo gli abitanti, i quali, nessuna risposta avendo ricevuto alle querele e alle richieste che per mezzo di un messo speciale avevano fatte a Vienna, colà mandarono il primate d’Ungheria ad esporre, che gli ungheri non intendevano dipendere dal Montecuccoli, perché questi, come maresciallo, non aveva grado superiore a quello dei generali loro, e di più perché lo avevano preso in odio. E ancora avrebbero voluto che lo Zrin, uno de’ lor capi, facesse le veci del palatino, forzato allora dalla podagra a non levarsi di letto, e che per altro prese poi qualche parte a quella guerra. Delle quali discordie in momenti così perigliosi non sapute far tacere, faceva suo pro il visir, il quale mandò tremila giannizzeri a porre assedio a Neuheusel, piazza di molta importanza in quelle parti. Il generale Forgatch che l’aveva in governo, uscì con seimila uomini, pensando affrontarli innanzi che li raggiungesse con altre truppe il visir, ed ignorando che già 18.000 turchi s’erano ormai radunati in vicinanza della città. E questi, piombati su di lui, lo sconfissero, sicché a capo della cavalleria appena gli venne fatto di salvarsi colla fuga, lasciandosi dietro tremila morti de’ suoi: i turchi, in quella occasione, decapitarono anche i prigionieri. Grande fu la desolazione e lo spavento de’ cristiani: le milizie della leva in massa colsero il destro, come dicemmo, per ritornare alle case loro. Era perduta insino da quel momento la piazza di Neuheusel, se il granvisir avesse proceduto risolutamente contro di essa; ma esitò alcun tempo, essendoché avesse tutto in pronto per assediare Giavarino, la quale impresa poi dalle pioggie che crebbero acqua alle fosse delle fortificazioni gli venne impedita. E ancora pensò assalire le truppe del Montecuccoli; ma così bene le aveva qua e là disposte il generale, che egli, credendole in troppo gran numero, se ne intimorì, e ritornò invece a Neuheusel, dove intanto aveva avuto agio il Montecuccoli d’introdurre colla maggiore sollecitudine 500 fanti e 600 dragoni, tenuti pronti per quell’uopo in Giavarino e in Komorn, del che molto lo encomia il Priorato. Questo sussidio rinfrancò l’animo degli assediati. Afferma per altro il Freschot, storico dell’Ungheria, che coi