Pagina:Raimondo Montecuccoli, la sua famiglia e i suoi tempi.djvu/418

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quelle che in buon numero aveva egli raccolte in quella provincia e nell’Ungheria, tentar volendo una campagna d’inverno contro i turchi; i quali, secondo il Federici scrisse, stavano attendendo l’agghiacciamento de’ fiumi per invadere l’isola di Schutt, ed intanto dai loro quartieri facevano scorrerie in Croazia e in Ungheria. Biasimò altamente Montecuccoli codesto progetto, pel quale l’esercito veniva disgregato allora appunto che, accresciuto di gente nuova, qualche bella impresa a stagione opportuna avrebbe potuto intraprendere; laddove, affaticandolo in disastrosa guerra invernale, sarebbesi in breve ridotto inabile al combattere. Né meno avversò egli l’altra proposta di devastare un buon tratto dell’Ungheria, acciò né rifugio né viveri vi trovassero i turchi. Questi però avrebbero continuato ad accampare, com’era lor costume, sotto le tende, e sarebbersi fatte venire le vettovaglie dai paesi vicini, finché altre terre non conquistassero. E diceva che anche i turchi avevano discusso tale idea nell’antecedente anno, abbandonandola poscia come inopportuna e rovinosa per le genti loro, che sole avrebbero portato la pena di quelle rovine. Mutò poi avviso più tardi il Montecuccoli, e nell’ultima sua opera: L’Ungheria nel 1673, si fece a proporre la devastazione di un tratto di territorio sui confini dell’Ungheria. Opinione costante del Montecuccoli era allora, come per l’innanzi, che le truppe dovessero tenersi unite presso il Danubio, e pronte a cogliere a primavera ogni occasione che si presentasse di ripigliare le offese contro il nemico; ed inoltre che si dovesse occupare ad ogni costo Strigonia. Ma il consiglio di guerra in Vienna, che avrebbe senza dubbio rigettato il disegno dello Zrin, se liberamente avesse potuto farlo, lo accettò invece per non irritare viemaggiormente il bano che in Ungheria e in Croazia aveva molti fautori; e più tardi gli consentì ancora un corpo di truppe imperiali, comandato dal tenente maresciallo Pietro Strozzi. Numerò allora quell’esercito 23 o 24.000 uomini, due terzi de’ quali erano ungheri e croati; ma tranne l’occupazione di due città che si arresero senza combattere, e che si dovette abbandonare, e l’incendio del ponte di Essek, onde