Pagina:Raimondo Montecuccoli, la sua famiglia e i suoi tempi.djvu/462

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del suo caro e valoroso Montecuccoli, secondo si esprimeva; dicendo che non avea più speranza della salvezza sua, e che gli mandava col Dietrichstein in proprio medico. Mentre però scriveva egli quella lettera, gli veniva annunziato che Montecuccoli, scampato al pericolo, era ritornato a Vienna. Il 29 di marzo il Nigrelli or nominato, scriveva alla corte di Modena, che nella salute del general Montecuccoli era avvenuto un miracoloso miglioramento, con gran consolazione della corte cesarea, per essere cavaliere di ragguardevoli qualità. Esprimeva però il timore che non potesse continuar più nel servigio militare, la qual cosa non avvenne poi. Dedicava in tal anno Raimondo all’imperatore l’opera sua celebrata degli Aforismi dell’arte bellica, che si ha alle stampe; della quale opera sono continuazione gli Aforismi riflessi alle pratiche delle ultime guerre d’Ungheria, che ne formano la seconda parte. Diceva nella dedica di essere in età di 60 anni, che però non aveva ancora compiti, essendo nato, come a suo luogo dicemmo, il 21 di febbraio del 1609. Seguitava ricordando che da 45 anni militava nell’esercito imperiale, dall’infimo grado essendo passato successivamente per gli altri sino al supremo; se non che i disagi sofferti, i disordini, le ferite e l’età gli avevano scemato le forze; ma queste bastarongli poi a conseguire, come vedremo, novelli allori. A questo luogo non vo’ tacere di un giovane Daniele Seiter, che, fattosi più tardi valente artista, divenne primo pittore di camera della corte di Modena. Era egli stato allogato in tenera età dal padre presso Raimondo in officio di paggio da valigia, come lo dicevano, acciò avesse opportunità d’imparare il mestiere delle armi; e prese parte infatti sotto quel gran capitano a molte fazioni campali, riportando altresì alcune ferite. Gli aveva perciò promesso Raimondo una bandiera (grado di ufficiale) con sicurezza di ulteriori avanzamenti; se non che venuto esso nel 1669 a contesa con un ufficiale, lo uccise: e fuggitivo a vent’anni, riparò a Venezia. Là e a Roma avendo data opera solerte ad istruirsi nell’arte della pittura, così bene profittò che, venuto a Modena a studio delle tele del Correggio,