Questa pagina è ancora da trascrivere o è incompleta. |
neva Castiglioni che il duca di Lorena, al quale sarebbe passato il comando dell’esercito del Reno era troppo inferiore al Montecuccoli, rispondeva l’altro: “Che importa che il Montecuccoli sia il Montecuccoli, se vuol operar da meno del giovane duca di Lorena?”. Se però così arditamente scriveva quel diplomatico, convien supporre che a bastanza celatamente operasse da non ingenerar sospetto di sé, perché sappiamo che andava egli stesso a visitare in casa quel generale, contro il quale tanto fiele nudriva. Di una di quelle sue visite diede conto il 2 di febbraio, allorché un nuovo e violento accesso di gotta e di chiragra alcun tempo lo tenne in letto, siccome dicevamo. Che poi anche più tardi non fosse a cognizione del Montecuccoli quanto operava esso in suo danno (se pure per un riguardo verso del granduca non finse d’ignorarlo), sembra che ritrar si possa dall’averlo egli fatto pregare nell’ottobre di quell’anno medesimo d’insegnargli il modo, che sapeva da lui usato, per render meglio potabile la cattiva acqua di Vienna. Andò allora egli stesso il Magalotti da lui, offerendosi provvederlo dell’acqua risanata mercé di certa essenza che il granduca gli mandava, e della quale non poteva svelare il segreto, né si sarebbero poi trovati in Germania i fiori occorrenti a comporla. E il Montecuccoli, che non usava a cena se non di qualche biscottino bagnato nell’acqua, di buon grado accettò quelle offerte. E scriveva poi il Magalotti al segretario Bassetti, reputare che ciò non dispiacerebbe al granduca, “per essere Montecuccoli italiano, che vuol dir capace di ricordarsi in una occasione di una cortesia ricevuta, e che ricordandosene può pagarla a cento doppi, senza che gli costi niente”. Ma se non seppe, o se dissimulò Raimondo le male opere del Magalotti, le lettere di quest’ultimo ci fanno accorti ch’egli era informato di quanto contro di lui tramavano Swarzenberg e Balbases, e che mostrò risentirsene.
A lungo durò l’incertezza circa la possibilità che potesse Raimondo tornare alla guerra, come il Magalotti e il Bianchi avvisarono. Reiterate istanze per questo facevagli l’imperatore, e venivano incitamenti dal Villahermosa, comandante in Fiandra