Pagina:Raimondo Montecuccoli, la sua famiglia e i suoi tempi.djvu/561

Da Wikisource.

recar dolore al canuto eroe i torbidi dell’Ungheria, che nell’anno 1679, col favore della Francia e del turco, prorompevano a tal fiamma che non doveva così presto estinguersi. E perché non suole un infortunio scompagnarsi da altri, venne d’Ungheria anche la peste, che travagliò più provincie, e nella sola Vienna fece più che centomila vittime . Si rifugiò l’imperatore a Praga, vietando che persona alcuna proveniente da Vienna a lui si presentasse: e seco condusse Montecuccoli, da poco tempo risanato da quelle flussioni emorroidali, che nell’aprile e nel maggio, secondo al duca di Modena scriveva il Foschieri, così lo incomodarono da impedirgli di seguitar la corte a Laxemburg. E dalla capitale della Boemia scriveva egli al principe Cesare d’Este in commendazione di un Morandi (modenese senza dubbio) che aspirava ad un officio nelle poste imperiali a Venezia.

A Praga gravi considerazioni venne facendo Raimondo, che lo indussero a chiedere all’imperatore di essere sollevato dall’officio di presidente del consiglio di guerra, che occupava insino dal 1668. Le ragioni che a ciò lo consigliavano, le troviamo in una Memoria di lui non so bene a chi indirizzata, della quale vidi una copia nell’archivio estense. Diceva in quella aver chiesto il riposo, perché non era, se non di rado, chiamato a consigli di confidenza; perché tenevansi conferenze militari non presiedute da lui, e si prendevano determinazioni senza saputa del consiglio, che con ciò veniva posto in discredito, come accadeva ancora perché tenevansi in non cale dalla Camera (aulica?) i decreti consigliari, anche quando avevano ricevuta l’approvazione sovrana; e finalmente, perché si erano introdotte nel consiglio persone di poco credito, onde poi la poca deferenza dei generali ai pareri ch’esso emetteva. Venendo quindi a dire della persona sua, soggiungeva che la sua lunga servitù avrebbe meritato miglior trattamento, e che occorreva una gran