Pagina:Raimondo Montecuccoli, la sua famiglia e i suoi tempi.djvu/565

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salute, ma ogni cosa tornò indarno; si trovava indotto perciò a rinnovare la preghiera di essere esonerato dall’officio che dicemmo; l’opera sua la spenderebbe ne’ consigli che si tengono presso l’imperatore, come faceva pel passato. Ripeteva poi l’istanza pel titolo promessogli di principe dell’impero il quale, diceva, non costa all’imperatore se non un diploma. E faceva notare che se i principi elettori che si adoperavano per la sua promozione non si vedessero esauditi, crederebbero che demeriti suoi gl’impedissero di conseguirla.

Questa volta, a procacciare accoglimento alle sue richieste, pensò egli di valersi del potente cappuccino che nominammo, e a lui mandò la supplica con una lettera sua nella quale, recando il corredo di qualche testo scritturale, lo pregava di presentarla egli stesso, e di spender parole in favore di quanto chiedeva, dicendogli che in lui solo, dopo l’imperatore, aveva riposte le sue speranze.

Ottenne allora Raimondo il titolo di Principe, il che men duro gli avrà reso il rifiuto datogli nuovamente di poter cessare dall’officio di presidente del consiglio di guerra, del quale, come appare dall’epitafio che riporteremo, trovavasi investito al tempo ancora della sua morte. “Ma quella onorificenza (scrisse il Mailàth), non valse a lenirgli il dolore provato pel danno derivato all’impero dalla pace di Nimega”, né quello, aggiungeremo, procacciatogli dal vedersi nello scorcio del viver suo fatto scopo ad offese ed a sospetti immeritati.

Dicevamo che Raimondo accompagnò l’imperatore a Linz, ed ora ci conviene accennare ad un infortunio che colà gl’incolse. Narra Mailàth, che nell’ingresso che entrambi fecero a cavallo nel castello, urtò Raimondo del capo in una trave; e nell’opera delle Azioni di generali e soldati italiani, si legge che una trave gli cadde sul capo passando da una stanza all’altra; ma errano entrambi quegli scrittori asserendo che di quel colpo ei morisse, o pochi giorni appresso, come credé il primo di essi, o, come scrisse l’altro, per una febbre che poi gli sorvenne. Fu invece nel vero l’Huissen dicendo che leggera fu la ferita che allora riportava. Il generale dopo quell’accidente dimorò più