Pagina:Raimondo Montecuccoli, la sua famiglia e i suoi tempi.djvu/58

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Giungevano intanto soccorsi di truppe a Vienna dov’egli si trovava; ond’è che i boemi, abbandonati dai transilvani e mancanti di vettovaglie; stimassero miglior consiglio il ritirarsi di là. S’erano essi eletto a re Federico elettore palatino: ma il poco animo di lui, e i dissidii insorti tra luterani e calvinisti tolsero vigore a quell’incendio che con così gran vampa erasi manifestato. Ardua cosa invero fu sempre il condurre a bene una rivoluzione politica, alla quale sogliono far ostacolo l’inettitudine de’ capi improvvisati, le mene dei partiti e delle ambizioni deluse, il manco delle cose necessarie alla difesa. Quando poi vi si pongano di mezzo dissidii religiosi, soliti smorzare gli ardori del patriottismo e il desiderio di libertà, è agevole il prevedere inevitabile la sconfitta dei popoli sollevati. Le rivoluzioni più facilmente approdano che sono fatte contro la dominazione straniera, perché una gran parte della nazione a quella concorre.

L’aver Ferdinando guadagnato alla sua causa la lega cattolica, surta in opposizione a quella che i protestanti iniziarono nel 1610 e inaugurarono poscia ad Halle, avente a capo l’or nominato elettore Federico e a protettori Enrico IV di Francia e l’Olanda, decise, col procurargli i soldati che a lui facevan difetto, le sorti di quella guerra. E a quelli della lega cattolica capitanata dall’elettore di baviera, i sei mila napoletani s’unirono mandati collo Spinola in soccorso dell’imperatore; i quali combatterono poscia in Ungheria, al Reno, in Fiandra, buon nome acquistandosi tra loro don Carlo Spinelli. Queste truppe di varii paesi unite a quelle dell’imperatore, in parziali scontri, e specialmente nella battaglia del Monte Bianco, spensero al tutto la rivoluzione della Boemia: e notò già Raimondo Montecuccoli negli Aforismi che il mancare quel regno di fortezze fu cagione che in una sola battaglia tutto si conquistasse. Il Rubbini nella sua opera sulle Rivoluzioni di Boemia e d’Ungheria, edita in Bologna nel 1621, nota tra i reggimenti di cavalleria del Bucquoi uno di corazzieri del colonnello conte Montecuccoli (Ernesto) soldato di gran valore. E di questo valore dié prova anche durante quella guerra il nostro italiano,