Pagina:Raimondo Montecuccoli, la sua famiglia e i suoi tempi.djvu/68

Da Wikisource.

altre ad alcuni studi egli attendesse, lo dicono i biografi (ed è infatti credibile, per Roma, allorché vi fu egli paggio del cardinale d’Este); ma di ciò non forniscono le prove. E’ nell’archivio di stato a Modena una lettera da Raimondo il 22 aprile del 1628 indirizzata a Girolamo Torre, nella quale lamenta una infermità a quel tempo sopraggiunta a sua madre; ma quella viril donna o inferma o sana non cessava di occuparsi de’ figli suoi. Undici giorni innanzi che Raimondo scrivesse quella lettera, qualche pratica ebb’ella ad introdurre acciò venisse egli, che era allora sulle mosse per passare da Napoli a Roma, annoverato tra i cavalieri che accompagnar dovevano alla corte di Savoia il principe Francesco (che poi fu duca) “non ostante,” secondo scriveva essa “la debolezza della povera sua fortuna. Nulla ei bramerebbe di meglio,” soggiungeva poi, “che spendere in servigio del suo principe quella vita che già gli ha dedicata”. Nuova dimostrazione codesta, se male non m’appongo, del desiderio di lei di ritenere in patria quel figlio suo. Accettata dal duca l’offerta, veniva Raimondo chiamato a Modena; della qual cosa fa testimonianza la lettera colla quale il 22 aprile annunziavagli quest’ultimo l’imminente sua partenza da Roma . Se non che desideroso di continuare l’intrapresa carriera, l’incarico offertogli non accettò, preparandosi invece a ritornare in Germania. Il principe Francesco, propenso com’era a quanto avea tratto alla milizia, anziché di ciò dolersi, faceva plauso alla risoluzione da lui abbracciata in una lettera al generale Ernesto che trovo riportata nel manoscritto del Gregori, e reca la data del 21 giugno 1628, la quale parmi