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236 La Palingenesi

     Riconoscilo, Italia) il tuo guerriero
     Inno intuonando, avventasi alla pugna,
     Primo sempre a’ perigli. Al sacro acciaro
     Diede fulmini Iddio, ma dolce e pia
     Gli die’ l’anima in petto, onde il suo nome
     Caro e temuto insiem suona a’ nemici.
     Ferve l’ultima pugna; a lui dintorno
     Cadon gli ultimi prodi; invitto ei solo
     Urta, abbatte, scompiglia, atterra, uccide:
     Schiava al brando ha la morte, e contro al brando
     Francia, Spagna, il destin. Ma taccia il canto:
     La ricordanza di quel dì non torni
     A destar l’ire di quel cor bollente,
     Or che il Tebro fatal gli vieta Italia.
Cader vide i suoi figli e tornar cinto
     Di straniere alabarde e di vendette
     Il perfido Levita, e un urlo mise
     La tradita del Lazio: ira e vergogna
     Le accese il volto, ricercò la spada;
     Parve Lucrezia, allor che all’ultim’uopo
     Stringea nel pugno il redentor pugnale.
Mugghiò allor cupamente, e si commosse
     Il Tevere divino, ed ecco a un punto
     Balzar dalle dischiuse acque un altero
     Spirito, e camminar sovra gli abissi,
     Come cosa di sogno. I sette colli,