Pagina:Rapisardi - Opere, I.djvu/348

Da Wikisource.

     E lo splendor de’ ceri e degli arredi
     Della parata pieve
     E il patetico accento
     Del pio predicatore.
     In abito festivo
     Torna anch’esso l’assiduo zappatore,
     A cui non lieve ingombro è per la via
     L’insolito calzare;
     Su la tarda asinella
     Mogio e satollo avanzasi il pievano,
     A cui scalzo ed ansante
     Vien dietro per l’obliqua erta il garzone,
     Con la verga pungente e con la voce
     L’asin sollecitando al suo padrone.
In quell’ora di festa al tuo romito
     Casolare venn’io: dolce ai dolenti
     Dei dolenti è il ritrovo. Al limitare
     Corsemi incontro il povero mastino,
     Adulandomi intorno
     E ai piedi miei sdrajandosi supino.
     Deserto era il cortile,
     E su l’incolta ajuola,
     Già dolce cura di tua man gentile,
     Morían le frondi e i fiori;
     Solo su l’infrequente uscio, ondeggiando
     Al rezzo vespertino,