Pagina:Rapisardi - Opere, I.djvu/375

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     Mente più non esulta
     La bella giovinezza,
     Ed anzi tempo la mia chioma imbianca;
     Dall’affannato petto
     Fuggì l’alma salute, e la vitale
     Aura di questi campi, anch’essa infida,
     Nel polmon travagliato a stento discende;
     Funesta ala di notte
     Intorno alla mia dolce arpa si stende,
     E l’auree corde son disperse e rotte:
     Sol una ancor, sol una
     Corda rimane alla dolce arpa mia;
     E allor che nella bruna
     Fossa cadrà quest’egra argilla oppressa,
     Si spezzerà pur essa,
     E flebilmente suonerà Maria.
Or mi lascia, in pietà. Come a ritrovo
     Di libertà e di pace a morte io corro;
     Ne già son io sdegnoso
     Di mia sorte immatura,
     Nè a te, cieca Natura,
     Qual suole inconscio volgo,
     Le mie vane querele
     E il pianto mio rivolgo.
     Ben tu su noi crudele
     Sempre fosti, o Natura; e un fiore, un solo