Pagina:Rapisardi - Opere, I.djvu/377

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     L’occhio inquieto al sempiterno vero.
Ma tu, Natura, un giorno
     Tu, superba, cadrai pari a codesta
     Scorza mortale che mi pesa intorno;
     Più non verran gli aprili
     Ad infiorarti l’orgogliosa vesta,
     Nè la chiomata cresta
     Ergeran dall’immense acque i tuoi monti:
     Ecco, al ciel si confondono
     Gli sconfinati mari; orbo di rai
     Precipita dal ciel vedovo il sole;
     Schiudon le mille gole
     I terrestri vulcani; si dissolve
     All’urto dei cadenti astri la terra;
     Fra la scomposta polve
     Distruzion la negra ala disserra,
     E nell’eterna notte
     Tutto ravvolve e inghiotte. Allor congiunto
     All’universo spirito,
     Vivrà senza di te lo spirto mio,
     Ch’è di Dio parte anch’esso, anch’esso è Dio!