Pagina:Rapisardi - Opere, I.djvu/396

Da Wikisource.


Qualor pensoso al tardo
     Raggio degli astri incerti,
     Fra questi olmi deserti
     Al vostro lume io guardo,
     Al bujo orrido, immenso
     E a nostra sorte io penso.

Chi sa? Forse dell’erbe,
     A cui movete in giro,
     Far credete un empiro,
     O picciole superbe,
     Spaziando inclite e belle
     Ad emular le stelle.

Chi sa? Simili a voi
     Forse non siam? Non siamo
     Tutti, gorilla o Adamo,
     Codarde anime o eroi,
     Fuggevoli faville,
     Che morte spegne a mille?

Come iridate bolle,
     Che dal veron sublime
     Il fanciullino esprime,
     Tal noi su queste zolle
     Lancia per suo trastullo
     Dio, l’eterno fanciullo.