Pagina:Rapisardi - Opere, I.djvu/403

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     Non comprese speranze il canto aspersi,
     E plauso ebbi di vate, e alcun non seppe,
     Che chiusa avea la speme e il doman morto
     Chi altrui la speme e l’avvenir schiudea.
Tal io t’apparvi in pria: l’amor mi rese
     Debol sì, ma non tal ch’altri sapesse
     Fuor di te il dolor mio: d’invidia degno
     Esser io vuo’, non di pietà. S’io prego,
     S’io mi querelo e maledico e piango,
     Egli è solo per te! Su fragil barca
     Senza remo nè vela, all’onde in preda,
     Correr meco vuoi tu la fredda, oscura
     Solitudin de’ miei giorni infelici?
     Insanguinar le delicate piante
     Sovra i triboli miei? Sparger commisto
     Al mio pianto il tuo pianto, e temprar l’ira,
     Che mi bolle nel cor negra e funesta,
     Col dir pietoso, ed affrenar co’ baci
     L’empia bestemmia che dal sen m’irrompe
     Su questa terra senza april, su questi
     Uomini senza cor, ciel senza Dio?
     Deh, ascolta anima cara; e se tant’alto
     Amor ti parla, che dolente e solo
     L’alma tua rara non sostien ch’io viva,
     Vieni, ah vieni al mio cor, tergi il mio pianto,
     Dolcezza unica mia! Le braccia io tendo