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14 la miscellanea chiaravallese

del Broletto nuovo, è da quanto ne cantò Claudiano1 de nuptiis Honorii et Mariae».

E dopo tutto questo il nostro etimologista è tanto discreto e conciliativo e tanto sottile filologo da soggiungere, che «non è dia da disprezzare il sentimento di coloro i quali affermano che essendo questa città situata tra li due fiumi Adda e Tesino venisse per ciò Mediolanum chiamata, quasi in medio amnium posita, frapponendosi la liquida l per sfuggire il noioso concorso delle due vocali, e che poi per maggior brevità fosse detta Mediolanum». Come si vede, ce n’è per tutti i gusti.

Seguono, dopo un cenno molto spicciativo sull’antichità di Milano, alcuni tratti sulla chiesa milanese, sulla sua fondazione, e su molti «singolari» suoi Arcivescovi. E qui le usate affermazioni della venuta e predicazione di S. Barnaba, e dell’istituzione fatta da S. Ambrogio di «un Rito dell’Officio divino e della Messa proprio e particolare della Chiesa milanese, che tuttavia si conserva e dicesi Ambrosiano»; affermazioni, delle quali a dare una idea corrispondente all’attuale stato degli studii storici e liturgici, bisognerebbe ch’io potessi qui riferire almeno il sunto e le conclusioni di due recenti scritti, che fanno proprio al caso2. Ma andrei troppo per le lunghe, e poi rischierei di farmi gridare la croce

  1. Epithalam. Honorii Augusti et Maria, v. 182. Cfr. Milano e il suo territorio, t. I, pag. 3, 79 seg.; C. Romussi, Milano ne’ suoi Monumenti, voi. I, Milano, 1893, pag. 19-21; dove può anche vedersi la raccolta di capestrerie etimologiche fatta dal D. G. Pagani.
  2. Il primo dei citati scritti e del Duchesne, edito nelle Mélanges G. B. De Rossi (Paris, 1892), intitolato S. Barnaba; il secondo e del R. mo Prefetto del nostro Collegio Ambrosiano Dott. A. Ceriani, edito in occasione del Congresso Eucaristico col titolo: Notitia Liturgia Ambrosiana ante saculum XI medium, ecc. (Mediolani, 1895). Al primo scrittore possono farsi non pochi né lievi appunti per quel che riguarda il Rito Ambrosiano e furono anche fatti (cfr. Magistretti, Cenni sul Rito Ambrosiano; Milano, 1895); non per le conclusioni su Barnaba, se non forse d’aver ignorato qualche documento in lor favore. Del secondo scritto mi devo accontentar di dire che in piccolo volume (pagg. i-viii 1-112, in-8) contiene la più abbondante e solida sostanza di cose, frutto (non dico l’intero frutto, devo anzi dire semplice, per non dire avaro, saggio) di lunghi studii sulla Liturgia Ambrosiana, compiuti con una ricchezza difficilmente superabile di ogni mezzo e soggettivo e oggettivo.