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16 la miscellanea chiaravallese

lano «gareggia con le più famose piazze del mondo» ed «è passato in proverbio die se si volesse ristorare l’Italia basterebbe distruggere Milano». Facciamo caldi voti che il proverbio non sìa preso sul serio, più di quel che già non sia, in questo torturarsi dei cervelli ministeriali per trovar mezzi onde ristorare le finanze del paese.

Ne al nostro Racconto manca un cenno sulla nobiltà milanese per dirci che era dedita agli studii delle lettere e delle armi; ne un prospetto quasi dissi statistico della Milano ecclesiastica di allora, rappresentata da Collegiate di Canonici 38, Parocchie 80, Conventi di Religiosi 56, Monasteri di Monache 38, Oratorii di Confraternite 54, Luoghi Pii 28.

Chiudono il Racconto due volte ripetuti i noti versi di Ausonio1. Quei versi sono spesso citati dai nostri; ma non sia vero che un milanese li ha incontrati senza ricordarli:

Et Mediolani mira omnia: copia rerum,
Inumerà? cultaeque domus, facunda vivorum
Ingenia, antiqui mores2, tum duplici muro
Amplificata loci species populique voluptas,
Circus, et inclusi moles cuneata Theatri:
Tempia, Palatinaeque arces, opulensque moneta
Et regio Herculei Celebris sub honore lavacri
Cunctaque marmoreis ornata peristyla signis
Mceniaque in valli formam circumdata limbo,3
Omnia qua? magnis operum velut a?mula formis
Excellunt: nec iuncta premit vicinia Roma?.

    1 88 1, pag. 74 segg. Se nel 1636 la popolazione erasi veramente ridotta a soli 60 000 abitanti, è strano che il nostro Racconto non accenni ad un cosi enorme allontanamento dal numero da esso dato come ordinario; il quale per altro si avvicina a quello dato dal Morigia (246000) per l’anno 15 76.

  1. D. Ausonii, Ordo nobilium Urbium, V, Mediolanum.
  2. Al.: Ingenia et mores laeti.
  3. Al.: Labro.