Questa pagina è stata trascritta, formattata e riletta. |
— 12 — |
dice che io guido il piroscafo; ma non vedete voi stessi che questa è una vera e propria menzogna? Le carte geografiche sono là, nel mio gabinetto; ma non fui io a disegnarle. La bussola ci dirige; ma non sono stato io a inventarla o fabbricarla.
«Per noi si è scavato il porto da cui siamo partiti, e quello a cui siamo diretti. E questo naviglio superbo, che sotto i colpi furiosi del mare cigola appena, e maestosamente si dondola sui flutti, che fila tranquillamente con la massima velocità sotto la pressione del vapore, non fui io che lo costrussi».
«Che cosa sono dunque io, in confronto dei grandi morti, degli inventori e degli scienziati che ci hanno preceduto ed insegnato a traversare i mari? Siamo i loro associati, io ed i marinai miei compagni, ed anche voi, perchè mentre è per voi che traversiamo il mare, in caso di pericolo contiamo anche sul vostro aiuto fraterno per salvarci. L’opera nostra è comune e tutti siamo solidali gli uni cogli altri».
Tutti tacquero, ed io mi scolpii nella memoria le parole di quel capitano, simile al quale se ne trovan pochi. Quel piroscafo, dunque, quel piccolo mondo galleggiante, dove le punizioni erano sconosciute, portava a traverso l’Oceano una repubblica modello, malgrado le divisione gerarchiche nominali.
⁂
E questo non è un esempio isolato.
Tutti conoscono, almeno per averne sentito parlare, quelle scuole in cui il professore, malgrado la severità dei regolamenti, mai applicati, conta nei suoi allievi null’altro che amici e collaboratori. L’autorità competente ha tutto provveduto e immaginato per punire i piccoli cattivi, ma il maestro, che non è se non un amico più adulto, non sa che farsi degli arnesi di repressione, tratta i fanciulli come fossero uomini, facendo appello alla loro buona volontà ed intelligenza, al loro senso di giustizia, e tutti vi corrispondono con gioia.
Così una minuscola società anarchica, veramente umana, si trova formata, malgrado il mondo e l’ambiente tutto abbiano immaginato per impedirlo: leggi, regolamenti, esempi cattivi, pubblica immoralità.
Sempre nuovi gruppi anarchici sorgono senza posa, malgrado i vecchi pregiudizi ed il peso ingombrante, degli antichi costumi. Il nuovo mondo da noi auspicato spunta tutto intorno, come germinerebbe un nuovo fiore fra vecchie macerie. Non solo esso non è chimerico, come si ripete spesso, ma già vive e si mostra sotto mille forme. Cieco è chi non sa vederlo! Invece, se c’è una società chimerica, impossibile, è proprio questo pandemonio in cui viviamo noi.
Voi riconoscerete che io non ho abusato della critica così facile a farsi della società presente, quale è costituita sulle basi del principio d’autorità e della lotta feroce per l’esistenza. Ma, insomma, se è vero, secondo la definizione della parola, che società significa un insieme di individui che si accostano e si accordano per il comune benessere, certo non si può dire, senza dire una assurdità, che la massa caotica umana odierna costituisca una società!.
Secondo i suoi avvocati, — ogni causa cattiva conta i suoi — la società odierna avrebbe per iscopo l’ordine perfetto per mezzo della soddisfazione degli interessi di tutti.