Pagina:Relazione 28 febbraio 1861 (Comitato Nazionale di Fano).djvu/11

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ma ci basti il raccomandare alla pubblica lode e al cittadino esempio il Nestore dei popolani, il moderatore di quella classe d’artigiani che tanta forza comunicarono all’associazione, il nostro Gregorio Caprini, vecchio amico di libertà e indefesso cospiratore contro le tirannidi straniere e nostrali; i nomi pure di Getulio Vampa, di Domenico Gremolini, di Domiziano Castellani vanno ricordati, come quelli che nella sfera delle proprie attribuzioni potentemente contribuirono a preparar gli animi, ad accendere i cuori dei popolani.

E nella Provincia la Città nostra ha il vanto d’essersi fatta iniziatrice moderatrice della patriottica impresa. Due concittadini nostri, l’Avvocato Girolamo Civilotti e l’Ingegnere Enrico De-Poveda promossero una riunione dei più eminenti liberali d’ogni partito, che fissò le basi del nuovo programma politico di franca, esplicita, incondizionata adesione alla propaganda Piemontese. Su quelle basi modellarono uno Statuto che provvedeva alla costituzione, allo sviluppo della società, all’unità e alla disciplina dell’azione. Lo Statuto approvato da un’Assemblea di Rappresentanti di tutte le Città; eletti in tutte i Comitati Cittadini, e postovi a capo uno Provinciale con ampli poteri. — Così ordinatamente si progredì in pochi mesi che, cessata ogni gara, ogni più lieve dissidio, la Provincia di Pesaro e Urbino offerse spettacolo nuovo di concordia e di energia; esempio salutare alle vicine Provincie che da noi si ebbero conforti ed aiuti per imitarci; freno insuperabile alle mene dissolventi dei tristi, che invano tentarono penetrare anche qui per infrangere le anella d’una catena che tutti d’accordo avevamo congiunte. E quanto utile e previdente fosse il lavoro lo mostraron gli eventi; che da questo trasse la Provincia modo e forza di parteciparvi con onorati fatti.

Siedettero al Comitato Provinciale nel 1859 que’ due medesimi concittadini, l’Avvocato Girolamo Civilotti e l’Ingegnere Enrico De-Poveda fanesi, insieme ai Conti Andrea Marzetti e Adolfo Spada di Pesaro, che si aggregarono ad utile collaboratore e Segretario l’altro fanese, pur benemerito, Achille Tomei; il terzo surrogato sul principio dell’anno al Conte Spada, fatto segno all’ira e al sospetto della pretesca polizia, imprigionato come reprobo e racchiuso fra i rei di comuni delitti. Perduto