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Camera dei Deputati — 99 — Senato della Repubblica


ix legislatura — disegni di legge e relazioni — documenti



fasi organizzative della Loggia P2, al ricordato risveglio di interesse di apparati investigativi nei confronti di Lcio Gelli che cade proprio nel 19741, alla citata «demolizione» votata dalla Gran Loggia di Napoli, viene ad acquisire un significato ben diverso da quello di innocue lamentazioni sulle disfunzoni del sistema come a prima vista potrebbe apparire. Ci troviamo, infatti, di fronte ad un concordante quadro di elementi conoscitivi che tutti si armonizzano tra loro in univoco senso: quello di denunciare un legame tra quelle attività eversive e Licio Gelli, poiché se una coincidenza è non solo possibile ma probabile, una serie di coincidenze come quella denunciata è piuttosto indicativa di un rapporto di connessione e di causalità. Ed è di conforto alla nostra ipotesi constatare che tale collegamento venne individuato o comunque presentito sia all'interno che all'esterno della comunione massonica e che la sua individuazione non fu poi senza conseguenze, poiché all'interno della massoneria si avviò da quel momento quel processo di ristrutturazione che valse a rendere definitivamente ancor più segreta la Loggia e ad espellere dalla comunione i cosiddetti «massoni democratici».

Quanto agli ambienti esterni abbiamo ricordato il destino non favorevole nel quale incorsero gli ufficiali della Guardia di Finanza che avevano lavorato alle informative, ed abbiamo anche alzato un velo di dubbio sugli esiti della carriera dell'ispettore Santillo che, adesso sappiamo, era responsabile agli occhi di Gelli non solo delle tre note già commentate, ma dell'accanimento con il quale aveva seguito la pista individuata, tramite l'ispettore De Francesco. Notiamo che terza autorità costituita ad individuare un collegamento Gelli-eversione nera, sarebbe stato il giudice Occorsio che comunque andò incontro ad un tragico destino: una coincidenza questa, e non certo la prima nella nostra storia, che riteniamo comunque doveroso, con piena autonomia di giudizio, sottolineare.

Quello che ci chiediamo allora è se Licio Gelli e la sua loggia siano in tutto identificabili con situazioni che si ponevano decisamente al di fuori del sistema democratico e comunque quale tipo di rapporto avessero stabilito con tali realtà. Certo è che la connotazione nera di Gelli e della sua loggia è quella consegnata all'iconografia ufficiale, per la quale non si è mai mancato di insistere sui trascorsi fascisti e repubblichini del Venerabile: questa almeno era l'immagine che di lui ampiamente publicizzava la stampa durante quegli anni, prima che Gelli e la sua organizzazione provvedessero a costituirsi quella radicale mimetizzazione che abbiamo studiato nel primo capitolo. Ma che questa non sia la vera o per lo meno l'unica chiave di lettura del fenomeno ci viene offerto dall'osservare la trasformazione intervenuta nella seconda fase della Loggia P2, che alla luce di un attento studio del fenomeno verrà a dimostrarsi in realtà come una accorta operazione di adeguamento, all'insegna della continuità, alla situazione politica mutata.

Vedremo infatti come Licio Gelli non abbia difficoltà a dismettere i panni del fascista quando di essi non avverte più la necessità in

  1. Informative della Guardia di Finanza e prima nota Santillo