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Camera dei Deputati — 117 — Senato della Repubblica


ix legislatura — disegni di legge e relazioni — documenti



menti di rilievo in ordine all’attività svolta da ciascuno dei cennati esponenti ed al segno di interferenza che la loro appartenenza alla loggia può aver rappresentato nella ordinata gestione degli affari. Solo il Collegio sindacale del Monte dei Paschi di Siena risulta aver condotto una inchiesta attenta e dettagliata per valutare gli effetti dei collegamenti piduisti sull’operatività aziendale. L’inchiesta si è conclusa ponendo in evidenza «casi di possibile trattamento di favore, casi di perdite avute o temute dall’Istituto (frequenti i casi di trasferimento di posizioni a contenzioso con perdite già previste e/o definite)».

L’attività della Commissione appena — si è delineato il quadro operativo della Loggia P2 — si è quindi concentrata sull’esame del disegno complessivo e sull’azione svolta da alcuni gruppi non solo finanziari fin dagli inizi degli anni settanta, collegandosi con le risultanze della Commissione d’inchiesta sul caso Sindona che ha messo chiaramente in evidenza come gli interventi operati a favore del banchiere siciliano si erano sviluppati nell’ambito di solidarietà ed accordi, che esistevano nel mondo finanziario e bancario tra alcuni esponenti di primo piano e che contribuivano ad agevolare l’attuazione di operazioni speculative, finalizzate ad estendere il potere di determinati gruppi economici.

Quali fossero la matrice, il metodo, l’obiettivo di tali gruppi non appare sempre con chiarezza, ma indubbiamente la loro azione non può essere ristretta ad un fenomeno di mera criminalità economica o ad accordi diretti ad accrescere la ricchezza dei singoli. In effetti «intorno alla mobilitazione in difesa di Sindona accade qualcosa di più di una semplice accanita gestione di interessi da proteggere magari con l’omertà e l’uso della forza: si rafforza e si espande il potere del sistema P2 che collega ed unifica tanti personaggi operanti in diverse collocazioni»1.

Il momento più significativo a livello documentale di tali azioni è collegato alla presentazione di affidavit a favore di Sindona (rilasciati negli ultimi mesi del 1976), quando Gelli ed altri personaggi (Francesco Bellantonio, Carmelo Spagnuolo, Edgardo Sogno, Flavio Orlandi, John Mc Caffery, Stefano Gullo, Philip Guarino, Anna Bonomi) si espongono in modo chiaro e scoperto per effettuare uno sforzo ritenuto decisivo per il salvataggio di Michele Sindona. Alcuni dei firmatari, oltre al Bellantonio, sono in termini di intrinseca dimestichezza con Licio Gel1i; ciò vale sia per Carmelo Spagnuolo sia per Philip Guarino, che, secondo una corrispondenza in possesso della Commissione, ha con Gelli un rapporto di mutua ed operante amicizia. Appare dagli atti il ruolo centrale assunto da Licio Gelli che è il regista attivo di questa operazione, segno concreto di un non effimero legame tra i due personaggi, che prosegue sino al sequestro di Castiglion Fibocchi nel quale Michele Sindona, come abbiamo visto nel capitolo secondo, gioca un ruolo non secondario.

I contatti ed i legami tra questi ambienti si intrecciano in un contesto che assume, a motivazione delle malversazioni e delle attività

  1. Cfr. Relazione della Commissione di inchiesta.