Pagina:Relazione della Commissione parlamentare di inchiesta sulla Loggia P2.pdf/134

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Camera dei Deputati — 126 — Senato della Repubblica


ix legislatura — disegni di legge e relazioni — documenti



comunque di far risaltare la funzione della loggia, che si pone come elemento centrale e determinante per ogni singolo passaggio della operazione.

Non risulta infatti tanto rilevante l'azione svolta dai vari protagonisti ma si afferma ed emerge piuttosto in tutto il suo ruolo l'Istituzione, così indicata nel documento, in rappresentanza della quale alcuni dei partecipanti firmano il « pattone ». È l'Istituzione la sola arbitra dell'attuazione delle varie fasi operative «tenuto conto delle alte finalità del progetto», è l'Istituzione che sceglie le società intermediarie, è l'Istituzione che, con la interposizione fittizia di apposita società, acquisisce la proprietà della quota cardine, pari al 10,2% del capitale, che domina anche la parte (40%) figurante a nome di Angelo Rizzoli.

Questa vicenda segna forse il punto più alto toccato dalla loggia che ritiene opportuna una adeguata pubblicizzazione del ruolo assunto e dell'importanza raggiunta: ed in questa ottica possono essere valutati i proclami, le valutazioni, gli avvertimenti che Gelli esprime nella intervista rilascia il 5 ottobre 1980 al Corriere della Sera (<«Il fascino discreto del potere nascosto») che viene adeguatamente divulgata a cura dei « fratelli» operanti nel settore della carta stampata suscitando nuove adesioni e qualche preoccupazione1.

Da un punto di vista operativo il progetto delineato procede con l'intervento di Calvi, che dalla struttura estera del Banco Ambrosiano attinge gli strumenti finanziari necessari per la realizzazione di una prima parte degli accordi. La conclusione viene per altro affrettata a seguito del sequestro di Castiglion Fibocchi: risulta infatti incompiuta l'opera di consolidamento al nome di Angelo Rizzoli di tutta quella parte del capitale (20%) su cui altri membri della famiglia vantavano ancora qualche diritto. In buona sostanza, però, la esiguità (3,5%) dei titoli non ancora sotto il pieno ed incontrollato dominio della loggia convince i protagonisti a passare alla fase successiva, che vede l'affidamento in Italia ad una società del gruppo Ambrosiano La Centrale Finanziaria S.p.A. »), del ruolo di intestataria di un pacchetto azionario pari al 40% del capitale azionario mentre ad un'altra società appositamente creata «Fincoriz S.a.s.» di Bruno Tassan Din) risultano destinate le azioni di spettanza dell'Istituzione (10,2%).


Gli accordi formali resi pubblici nella circostanza prevedevano un onere a carico de «La Centrale», correlato alla quantità di fondi necessari per portare a termine il complesso dell'intera operazione, per la parte di azioni circolanti in Italia (aumento di capitale, rimborso di precedenti prestiti, spese, ecc.). Alla fine, infatti, «La Centrale» si troverà ad aver erogato per l'intera operazione di aumento di capitale la somma di L. 177 miliardi che per L. 35 miliardi perverranno all'Istituto Opere di Religione a fronte dell'80% del capitale a suo tempo ceduto (al netto di un fondo spese di L. 4 miliardi) e per la parte residua saranno versati alla Rizzoli, venendo

  1. Vedi pag. 34.