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Camera dei Deputati — 164 — Senato della Repubblica


ix legislatura — disegni di legge e relazioni — documenti



che questo fondamentale diritto dell’individuo viene a trovare applicazione in una società, quale quella contemporanea, informata a larghi criteri di tolleranza e di comprensione verso motivazioni morali ed ideologiche di qualsiasi orientamento. Partendo da tale constatazione, segno tangibile del valore non formale della democrazia italiana, è auspicabile che il diritto di associazione venga a porsi come fondamentale momento per l’esplicazione ed il potenziamento delle attività umane nella società, secondo il ruolo che la Costituzione mostra di attribuirgli.

L’ampiezza del dibattito svolto dalla Commissione è in relazione alla gravità del fenomeno oggetto dell’inchiesta, che si è posto come motivo di inquinamento della vita nazionale, mirando ad alterare in modo spesso determinante il corretto funzionamento delle istituzioni, secondo un progetto che, per usare l’espressione del Commissario Formica, mirava allo snervamento della democrazia. Il suo sviluppo ha accompagnato momenti di centrale rilievo nella nostra storia recente, contrassegnandone le tormentate vicende con una presenza della cui estensione ed incisività questa relazione perviene a dare testimonianza sicura, ma non conoscenza completa ed esauriente. Il punto di approdo di questa vicenda è segnato dalla legge con la quale il Parlamento ha deciso, con tempestivo provvedimento, lo scioglimento dell’organizzazione e dalla successiva legge con la quale è stata creata questa Commissione d’inchiesta. La successione di questi provvedimenti ha chiarito oltre ogni verosimile dubbio, che compito di questa Commissione non era quello di emettere un giudizio, perché tale giudizio era già stato formulato dal Parlamento che nella sua sovrana responsabilità aveva decretato che per consimile organizzazione non vi era posto legittimo nel nostro ordinamento. A questo giudizio la Commissione si è riportata, intendendo come suo compito principale fosse quello di studiare e di analizzare il fenomeno non al fine di suffragare a posteriori un giudizio già emesso, procedura questa, allora, invero aberrante, ma quello di portare la propria vigile attenzione sul passato affinché dalla sua conoscenza si traessero le ragioni onde fenomeni analoghi non abbiano a ripetersi nel futuro. In questo senso i lavori della Commissione e la sua stessa relazione conclusiva vanno letti come la ricerca di un ragionato patrimonio conoscitivo ed interpretativo che, muovendo da una esperienza concreta, consenta di meglio comprendere i problemi della nostra democrazia al fine di consentirne il libero sviluppo. Problemi, sia detto a fugare ogni inutile e a volte interessato pessimismo, di crescita e di maturazione, come ha affermato il Commissario Ruffilli, che sono testimonianza essi stessi della vitalità del sistema democratico e della sua intatta capacità di determinare il proprio futuro.

Queste considerazioni ci inducono a rilevare, secondo lo spunto emerso in Commissione, come il dibattito politico nel Paese si sia da ultimo incentrato, con significativa contemporaneità all’esplodere di questa vicenda, su due temi che le forze politiche hanno individuato come di preminente rilievo in questo momento storico: la questione morale ed il problema della riforma delle istituzioni.

Temi questi di eminente rilievo politico, il primo non meno che