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Camera dei Deputati — 19 — Senato della Repubblica


ix legislatura — disegni di legge e relazioni — documenti



politico che denuncia una posizione di critica generalizzata nei confronti di tutto il sistema politico, sbrigativamente identificato nella formula clerico-comunista, e delle soluzioni legislative che da esso promanano nei più vari campi: dalla magistratura alla politica sindacale, dalla riforma dei codici alla riforma scolastica, che, si legge sempre nel documento citato, avrebbe dovuto essere preceduta da un piano di riforme elaborato «non da politici, ma da tecnici ».

Lo sviluppo della Loggia Propaganda nell'ambito della comunione di Palazzo Giustiniani secondo le linee tracciate, non mancò peraltro di provocare ripercussioni all'interno della famiglia, poiché le iniziative di Salvini determinarono, sin dal primo momento, la reazione di un gruppo di dissidenti interni che sotto le insegne della denominazione: «massoni democratici », raccolse la parte politicamente meno retriva della comunione giustinianea, conducendo una serrata battaglia contro la coppia Gelli-Salvini. Questo gruppo esercitò una notevole influenza nel portare a conoscenza dell'opinione pubblica fatti e trame destinati altrimenti a restare ignoti, grazie alla copertura fornita dai vertici di Palazzo Giustiniani, anche se non è del tutto chiaro il senso dell'operazione, poiché alcuni almeno degli oppositori di Gelli ne conoscevano i trascorsi fascisti sin dal momento del suo ingresso in massoneria, che peraltro non vollero o non poterono contrastare in modo risolutivo.

I cosiddetti «massoni democratici» si fecero promotori di due iniziative di portata ufficiale nell'ambito massonico, decisamente avverse alla gestione Gelli: la prima era incentrata in una tavola di accusa firmata da Ferdinando Accornero, membro della Giunta esecutiva del Grande Oriente. Il documento era relativo alle affermazioni del Gelli sul suo potere di ricatto nei confronti del Gran Maestro Salvini, nonché alle attività di Gelli a danno dei partigiani, durante la guerra di liberazione. Il Salvini decise per un sostanziale non luogo a procedere, non ritenendo colpa massonica i fatti addebitati e disponendo che gli atti del procedimento restassero nell'archivio personale del Gran Maestro. La seconda iniziativa si sostanziò nella denuncia del «caso Gelli», effettuata dal Grande Oratore, Ermenegildo Benedetti, nel corso di uno dei momenti più significativi della vita dell'istituzione: la Gran Loggia Ordinaria (1973).

Anche questa seconda operazione non condusse peraltro a nessuna conseguenza immediata, rimanendo priva di eco nella comunione la denuncia effettuata in una occasione particolarmente solenne da colui che ne era pur sempre uno dei massimi dignitari.

Il punto che a tale proposito è da valorizzare è che mentre la requisitoria di Benedetti non sortì effetto alcuno, ci è dato constatare che, nell'anno seguente (1974), il Grande Oriente delibera di prendere le distanze dalla Loggia P2 e dal suo capo, Licio Gelli.

Sul rilievo politico che quell'anno assume nella nostra storia ci si soffermerà più diffusamente in seguito, ma rileviamo per il momento che in un anno che vede giungere al suo apice quella che fu definita la strategia della tensione, con gli episodi dell'ltalicus e di Piazza della Loggia, Lino Salvini confida al confratello Sambuco di ritenere opportuno non allontanarsi per l'estate da Firenze per-