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Camera dei Deputati — 33 — Senato della Repubblica


ix legislatura — disegni di legge e relazioni — documenti



1 — Il sequestro di Castiglion Fibocchi.

L’esame dell’operazione di sequestro effettuata presso gli uffici e la residenza di Licio Gelli dalla Guardia di Finanza su ordine dei giudici Turone e Colombo, nell’ambito dell’inchiesta loro affidata sull’affare Sindona, precede logicamente l’analisi del problema relativo alla veridicità delle liste poiché elementi di sicuro interesse ai nostri fini possono essere tratti dall’esame degli eventi che precedettero ed accompagnarono il loro ritrovamento.

Ricordiamo in primo luogo che il generale Orazio Giannini, all’epoca comandante generale della Guardia di Finanza, telefonò al colonnello Vincenzo Bianchi che stava effettuando la perquisizione e lo invitò a prestare attenzione a quello che faceva poiché nella lista dei nomi vi erano «tutti i vertici» e che l’operazione avrebbe potuto essere di estremo pregiudizio per il Corpo. Interrogato poi dalla Commissione il generale Giannini non ha saputo fornire persuasive spiegazioni circa la sua conoscenza di un’attività di polizia giudiziaria che sappiamo gli organi procedenti avevano cautelato con la massima cura e che il loro operato e la loro integrità ci garantiscono coperta dal più assoluto segreto istruttorio. Il generale Giannini non è stato in grado di spiegare le ragioni che lo indussero a comportarsi nel modo descritto né, particolare ancora più significativo, di rivelare la fonte della sua effettiva conoscenza del contenuto degli elenchi.

Numerose e concordanti risultanze generano poi legittime perplessità sugli antefatti dell’operazione di sequestro degli elenchi di cui si discute e, quindi, sulla sorpresa, in via generale, che essa abbia potuto costituire per Licio Gelli. Testimonianze in questo senso sono state rese da vari personaggi al corrente delle vicende inerenti alla Loggia P2: tali infatti le dichiarazioni del colonnello Massimo Pugliese al giudice istruttore di Trento, da Placido Magrì, la cui fonte dichiarata fu in proposito Francesco Pazienza, ed infine dall’ingegner Francesco Siniscalchi.

Questi accenni e queste indiscrezioni trovano conferma in un esame analitico dell’operazione e dell’epoca in cui intervenne.

Le operazioni di sequestro ordinate dai giudici di Milano si iscrivono come conclusivo episodio di una vicenda di contorni non completamente chiari ma di significato generale abbastanza definito.

Il sistema gelliano di potere sembra infatti entrare in crisi alla fine degli anni settanta, secondo quanto denunciano alcuni avvenimenti che intervengono in quel periodo. Così il processo che Salvini subisce negli Stati Uniti da parte della massoneria americana, motivato proprio in ragione delle sue compromissioni con Gelli; processo