Pagina:Relazione della Commissione parlamentare di inchiesta sulla Loggia P2.pdf/74

Da Wikisource.

nente della massoneria internazionale» ed afferma che proprio attraverso la massoneria passerebbero i suoi rapporti con Peron e Campora (nel 1973 ha ricevuto la nomina a console onorario d'Argentina) Il maggiore dà anche notizia dei rapporti di Gelli con i paesi arabi ed avanza l'ipotesi che egli svolga funzioni di public relation man per i rapporti non palesi e non ufficiali intrattenuti dall'Italia con Stati arabi, chiedendosi se ciò non sia in relazione al traffico di armi. Questo filone di indagine non fu più ripreso da nessun apparato informativo, nonostante nel rapporto si documenti in modo certo il contatto tra Licio Gelli e Luigi Lenzi. Il rapporto accennava anche al sicuro possesso, da parte del Centro di Firenze, di un fascicolo personale intestato a Licio Gelli, del quale non gli fu possibile prendere visione. Le indagini svolte su Licio Gelli non sembra giovarono agli ufficiali che se ne erano occupati. Il maggiore De Salvo appare iscritto alla Loggia P2; Luciano Rossi finì suicida dopo essere stato, come sembra, minacciato da Gelli; Serrentino abbandonò il Servizio per infermità; quanto al colonnello Florio, dopo aver subito una vera e propria persecuzione nell'Arma con l'arrivo di Giudice e Trisolini (su Giudice, a dire della vedova, aveva raccolto uno scottante dossier), morì in un incidente d'auto. Ai fini dell'analisi successiva quello che preme qui rilevare è che il 1974 è l'anno in cui certi settori dei Servizi (Centro SID di Firenze, Ispettorato antiterrorismo, Ufficio I della Guardia di Finanza) si sono attentamente interessati di questo «personaggio emergente ». Il quadro complessivo che viene fuori da una lettura combinata dei rapporti è ancora oggi pienamente valido e significativo, e tanto più ci colpisce in quanto compilato nel 1974, l'anno che segna, come vedremo, l'apice del fenomeno terroristico, di connotazione nera, in Italia. Continuando la lettura del fascicolo del SISMI, troviamo una nota datata 1977, quando in seguito ad un articolo apparso su l'Unità il Servizio, sollecitato dal ministro della difesa, risponde di non avere «sinora sviluppato specifiche attività di ricerca sulla massoneria» e con riferimento a Licio Gelli afferma che «è risaputo che il noto Licio Gelli ha intrattenuto ed intrattiene rapporti con varie personalità di rango elevato, sia in campo nazionale che in quello internazionale ». Il Servizio è soltanto a conoscenza che «il PCI ha recentemente deciso di ridimensionare la forza e l'influenza delle logge massoniche italiane, ritenute "centri di potere" capaci di intralciare le attività politiche ed economiche del partito». A tal fine avrebbe intrapreso una campagna di stampa che accusando la massoneria di « inquinamento fascista» tende solo a screditarla. Per concludere su questa nota, vale la pena di soffermarsi su quanto il Servizio scrive in materia di sua stretta competenza e sull'ineffabile rinvio all'ortodossia massonica per escludere la consistenza del reclutamento massonico di quattrocento ufficiali dell'esercito1.

  1. «Al riguardo è da rilevare, oltretutto, che detta procedura sarebbe stata assolutamente non aderente ai metodi propri del proselitismo massonico, che prevede la presentazione individuale degli elementi da iniziare, da parte di garanti, già appartenenti all'organizzazione»