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Camera dei Deputati — 74 — Senato della Repubblica


ix legislatura — disegni di legge e relazioni — documenti



Viene da ultimo a trovare spiegazione, secondo l’analisi proposta, la difformità di atteggiamento che contrassegna l’attività investigativa della Guardia di Finanza e dell’ispettore Santillo da un canto e quella dei Servizi, sottolineata in precedenza; ed è a tal fine facile adesso osservare come il risveglio di interesse nei confronti di Licio Gelli cada nello stesso torno di tempo, il 1974, sia al di fuori che all’interno di alcuni ambienti dei Servizi, e come in entrambi i casi scatti il meccanismo di copertura e di disinformazione posto a protezione del Gelli; così pure è palese la diversità di posizione di Gelli davanti a questi e a quelli, dato che verso Santillo e la Guardia dì Finanza egli può attuare, in presenza di iniziative investigative a lui sgradite, interventi repressivi dall’esterno (l’insabbiamento-avocazione dei rapporti e la punizione dei loro autori) propri di chi oontrolla quegli apparati senza esserne condizionato, mentre rispetto ai Servizi nei quali in qualche modo è incardinato non vi è necessità di pervenire ad analoghi risultati di censura e persecuzione. Abbiamo visto il destino riservato agli ufficiali della Finanza che intrapresero indagini su Gelli; quanto all’ispettore Santillo, che non poteva ’essere liquidato con una reprimenda in via gerarchica come il comandante capocentro dei Servizi sopra ricordato, suscita a questo punto più di un motivo di seria riflessione la sua mancata ascesa alla guida del SISDE, cui si accennava innanzi.

Vediamo adesso di sottoporre la tesi esposta a verifica muovendo alla ricerca di ulteriori elementi in un oontesto di documentazione che non può dirsi abbondante, come del resto è logico attendersi in materia così riservata.

Dopo le considerazioni svolte sulla protezione accordata a Gelli dai Servizi non può non destare meraviglia che questo comportamento venga rovesciato radicalmente quando non solo il silenzio su Gelli viene rotto ma addirittura l’informativa COMINFORM finisce in mano al giornalista Pecorelli che, data la sua professione, inizia a farne un sapiente uso con il dosaggio delle notizie in essa contenute; dosaggio parziale che non viene portato a compimento perché il Pecorelli viene, come noto, assassinato pochi giorni prima della preannunciata pubblicazione integrale del contenuto del documento. Documento che invero non poteva non avere effetti devastanti per il capo riconosciuto di una organizzazione a carattere segreto con accentuata colorazione politica anticomunista, perché essa in sostanza conteneva due informazioni che certo non avrebbero fatto piacere ai sodali di un capo che si veniva a sapere era a) un delatore, b) un ex agente dei Servizi dei paesi dell’Est.

È certo che il giornalista Pecorelli aveva accumulato nel corso della sua carriera più di un motivo per temere della propria incolumità, ma questa è valutazione che spetta comunque al magistrato responsabile dell’inchiesta ancora in corso. Quanto compete alla Commissione osservare è che l’informativa COMINFORM appare presente in questa situazione con connotati tali che non consentono di svilirne oltre un certo limite il contenuto. Il punto centrale è infatti non tanto quello di stabilire se essa si ponga in rapporto di causa ed effetto con la morte del divulgatore finale del documento, quanto piuttosto e soprattutto quello di sottolineare che di essa viene fatto