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Camera dei Deputati — 78 — Senato della Repubblica


ix legislatura — disegni di legge e relazioni — documenti



provero, applicata in poco più di un terzo dei casi. Le pronunce di proscioglimento sono sta te invece emesse perché non risultava pienamente provata l’appartenenza dell’ufficiale alla Loggia P2, facendo a tal fine soprattutto fondamento sul diniego di appartenenza alla loggia dell’ufficiale interessato. Per un certo numero di ufficiali che non erano più in servizio, pur non applicandosi alcuna sanzione, è stata ritenuta provata l’appartenenza alla loggia. Vi è da rilevare infine che per alcuni ufficiali, anche di grado elevato e che hanno avuto compiti di rilievo nelle Forze Armate, non sono pervenuti alla Commissione i fascicoli relativi.

Per un esame del problema vanno in primo luogo ricordate le dichiarazioni rese da esponenti della massoneria (Siniscalchi, Brilli) circa i massicci reclutamenti di militari operati sulla fine del mandato di Gamberini: seoondo le voci ricorrenti in ambito massonico il Gran Maestro aveva proceduto ad iniziare sul filo della spada circa quattrocento militari, all’uopo presentati dal Gelli. Il dato è probabilm1ente esagerato, ma è peraltro certo che la prima fase della gestione gelliana della Loggia P2 è contrassegnata da una forte e qualificata presenza di miliari: dato questo che non dovrebbe in sé essere considerato particolarmente significativo poiché è ampiamente documentata una tradizionale propensione degli ambienti militari verso istituzioni di tipo massonico.

L’elemento invece al quale va prestata adeguata considerazione, e che contraddistingue con carallere di specificità la Loggia P2 ed il suo intervento in questi ambienti, è per contro quello della spiccata connotazione politica che al complesso di tali affiliazioni veniva attribuita da Licio Gelli, al quale faceva riscontro, secondo gli atti in nostro possesso, l’accettazione da parte degli iscritti di tale impostazione. Ne è esempio la riunione dei generali tenuta a Villa Wanda nel 1973; ed è in proposito da rilevare che i discorsi che in tale occàsione si tennero non erano del tutto nuovi, ma anzi possono ritenersi in certa misura abituali se di essi abbiamo almeno un altro significativo esempio documentabile, quale la lettera che, nel 1972, il Gelli inviò agli elementi militari iscritti alla sua loggia — missiva che non sappiamo se diretta a tutta la categoria o solo agli elementi di maggior spicco — nella quale dai discorsi di condanna generalizzata del sistema, che già abbiamo segnalato, si traeva la conclusione che solo una presa di posizione molto precisa poteva porre fine al generale stato di disfacimento e che tale iniziativa poteva essere assunta soltanto dai militari. Siamo, come si vede, di fronte ad una impostazione politica ben definita che si pone al margine della legalità repubblicana e che non solo non viene dissimulata ma è oggetto di valutazione e di esame presso alte gerarchie militari. Essa segna certamente un salto di qualità rispetto al tradizionale interessamento massonico per le gerarchie militari, testimoniato tra l’altro, presso la Commissione, dai documenti relativi alla camera tecnico-professionale coperta dei militari, costituita presso la comunione di Piazza del Gesù, dai quali si evince un interessamento a questioni di più ristretto profilo, quali la gestione delle carriere o degli incarichi.

I due riferimenti documentali citati assumono poi piena credibilità quando si consideri come le ventilate ipotesi di soluzioni di