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Camera dei Deputati — 82 — Senato della Repubblica


ix legislatura — disegni di legge e relazioni — documenti



parte di un personaggio ampiamente al margine dell’ortodossia e della legalità come Licio Gelli; e veramente inaudito appare che essi ascoltassero da questi, alla stregua di un capo di Stato maggiore ombra, concioni sullo svolgimento delle loro delicate mansioni, facendosi destinatari dell’ordine di trasmetterle ai propri quadri subalterni. La lettura dell’audizione del generale Palumbo, delle reticenze, delle scuse e delle mezze ammissioni in ordine all’episodio citato non possono non suonare offesa a quanti, e sono la maggioranza, indossano la divisa con dignità e senso dell’onore.

La propensione degli ambienti militari verso istituzioni di tipo massonico e la forte compenetrazione tra vertici militari e Loggia P2 sono peraltro argomenti che richiedono una qualche considerazione di ordine più generale.

Una conclusione politicamente significativa su tali vicende non può infatti prescindere dalla considerazione che il delicato tema del rapporto tra esercito e società civile va forse, rimeditato alla luce dei gravi episodi illustrati, evitando di cadere nelle opposte ed egualmente perniciose tentazioni di una neutralizzazione che si ammanti di ipocrita tecnicismo da una parte e di una appropriazione partitica mascherata da pretestuosi ideali di motivazione politica dall’altra.

Si pone in primo luogo il problema della responsabilità politica del controllo e della direzione di questi apparati, tema che per sua natura non può che essere rinviato e proposto dalla Commissione al dibattito del Parlamento. In questa sede, alla luce delle conoscenze acquisite, è peraltro dato rilevare che l’attuazione di forme associative parallele alla struttura gerarchica ufficiale va, prima che stigmatizzata, compresa nelle sue radici e nelle sue motivazioni.

Per valutare appieno questo fenomeno è d’uopo riportarsi alla posizione che i militari sono venuti a rivestire nella società italiana a partire dal dopoguerra, sottolineando la particolare sterilizzazione politica che nei loro confronti si era venuta ad operare, nella classe politica come nella società civile, per una serie di ragioni, che qui non è il caso di analizzare a fondo, sulle quali comunque influirono in modo determinante sia l’esito del conflitto sia il cambiamento istituzionale. Basti qui riportarsi ai discorsi che gli elementi più accreditati dei nostri vertici militari propongono attualmente sulla esigenza di un accordo permanente e fecondo tra esercito e società civile, per non ritenere azzardato l’affermare in questa sede che l’elemento di novità della Loggia P2 sta nella scoperta, o meglio riscoperta, a partire dalla metà degli anni sessanta, del ruolo e, in termini di presenza politica, dell’importanza che i militari possono assumere ed in fatto assumono nella vita del Paese. Trattasi di una conclusione che, se accettata, fornisce ampia materia di riflessione non solo ai fini di una valutazione della Loggia P2 nel suo complesso, ma di una interpretazione del personaggio Gelli, del suo peso specifico, dei suoi eventuali punti di riferimento politico e strategico: poiché è di palese evidenza che simile intuizione politica trascende il personaggio Gelli.