Pagina:Retrocessione del Veneto 19 ottobre 1866.djvu/2

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questa volta adoprata a pro della umanità e della indipendenza dei popoli.

Io vi rinnovo l’assicurazione dei sentimenti dell’alta stima e della sincera amicizia con cui sono

Di V. M.

Il buon fratello
Napoleone.»


Signori,

L’imperatore conosce da molto tempo le aspirazioni del vostro paese. Sua Maestà, non ignora che esso desidera essere ricongiunto agli Stati del re Vittorio Emanuele, con cui, non ha guari, combattè per l’indipendenza dell’Italia. Ma per rispetto verso i diritti delle nazionalità e per la dignità dei popoli, l’imperatore ha voluto lasciare ai Veneti la cura di manifestare il loro voto. Essi sono degni di comprendere questo omaggio reso alla sovranità popolare sulla quale hanno base i governi della Francia e dell’Italia.

L’Imperatore rende testimonianza con ciò un altra volta del suo rispetto verso i principii che egli si fece sempre un vanto di difendere e verso i sentimenti d’amicizia dei quali egli diede reiterate prove a tutta la Penisola.

Sua Maestà è ben contento d’avere secondato cogli sforzi della sua politica il patriottismo ed il coraggio della Nazione Italiana.

Il signor conte Michiel, a nome dei membri della Commissione, rispose con queste parole, (in italiano).

«Quando nel 1859 le armi alleate abbatterono sui campi Lombardi i nostri oppressori, credemmo al grido «dall’Alpi all’Adriatico», compiuto il nostro riscatto; quella certezza ce la strappò la gelida mano della diplomazia. Ma quella mano non valse a comprimere i battiti del cuore di questo popolo, che raddoppiò i sacrificiii fidente nel suo avvenire che era l’avvenire d’Italia, nè sviò il suo potente alleato dal cooperare alla redenzione di coloro che seppero mostrarsene degni.

Noi, e con noi i Veneti tutti veneriamo, l’opera della Provvidenza e ringraziammo ad un tempo il magnanimo alleato del nostro amatissimo Re, che, mentre si versava un sangue generoso sui campi di battaglia, colla sua potente mediazione affrettò il momento dell’indipendenza nostra e dell’unione al Regno d’Italia.»

In seguito il signor generale Lebœuf prese nuovamente la parola, dichiarando quanto segue:

«A nome di S. M. l’Imperatore dei Francesi ed in virtù dei pieni poteri e del mandato che si è degnato di affidarmi;

Noi generale di divisione Lebœf, aiutante di campo di S. M. l’Imperatore dei Francesi, grand’ufficiale dell’ordine imperiale della Legione d’onore ecc. ecc., Commissario di S. M. nella Venezia;

Veduto il trattato sottoscritto a Vienna il 21 agosto 1866 fra S. M. l’Imperatore de’ Francesi e S. M. l’Imperatore d’Austria, Re d’Ungheria, ecc. ecc, per ciò che riguarda la Venezia;

Veduta la consegna che ci è stata fatta della detta Venezia il 29 ottobre 1866 dal sig. generale Möering, comm. dell’ordine della Corona di Ferro, ecc., ecc., Commissario di S. M. l’Imperatore d’Austria nella Venezia;

Dichiariamo consegnare la Venezia a sé stessa, perchè le popolazioni arbitre del loro destino possano manifestare liberamente mediante il suffraggio universale i loro voti circa l’annessione della Venezia al Regno d’Italia.

Per sua parte il sig. Michiel, a nome della Commissione ha dichiarato di dar atto al signor gen. Lebœuf della consegna fatta della Venezia a sè stessa in nome di S. M. l’Imperatore dei Francesi nei termini ed alle condizioni più sopra esposte.

in fede di che il presente processo verbale, che sarà depositato negli archivi nazionali, fu sottoscritto dal Commissario di S. M. l’Imperatore dei Francesi e dai signori membri della Commissione.

Fatto in doppio originale a Venzia, il 19 ottobre 1866.

Il Commissario di S. M. l’Imperatore dei Francesi.

G. Leboeuf.

Il cap. di fregata

Vicary.

I membri della Commissione

Luigi conte MichielEdoardo cav. De BettaEmi-Kelder Achille

Il capo di vascello –

S. De Guiville.