Pagina:Ricciarelli - Su e giù sulla piazza di Pescia, Cipriani, Pescia, 1913.djvu/54

Da Wikisource.
52

Appiccicai dei candelini accesi sulla groppa a degli scarafacci e di notte li mandai in giro per la camera. Tato si destò di soprassalto ed ebbe una di quelle tal paure che...

— Basta ... basta... Anzi che far ridere c’incastra lo sbadiglio, lo scritto tira al ribasso, addio Su e Giù per la piazza.

Ritorniamo a quelle ragnatele di tirannelli così gonfiati di potere e col buzzo ricolmo della loro vanità (che tripponi). Quando presiedevano agl’iniqui processi politici, mezzo brilli dal vino del Pretino, sentenze giù a cascare. La forca per loro era una cravatta (troppo lusso), galera e boia, boia e galera. Formula del giuramento loro davanti ai principi: Moccoli, mocci dal naso, spazzatura che puzza di lezzo, e quel pestifero odore è sempre nel naso dei tiberli.

In cima di piazza alla Stamperia di Gutemberg o sivvero Cooperativa

Le stamperie sono le chiacchiere dell’umanità: tant’è vero per accusare un maldicente si dice il gazzettino del paese. Del resto trovo inutile incensare un carciofo col pélo lungo, se non gli si da di spazzola qui a tutto spiano (è tutto dire) c’è il caso che non trovi moglie. Se lo scrittore la fa passare per le trafile del genio, il barbagianni, spiccherà dei voli; saranno terra, terra, ma la barca si afferra e batte pari con i desideri dell’amico testa dura. Che bisogno c’è delle stampe? I fatti presenti passeggiano di bocca in bocca, di libertà è scritto sulla Bandiera Nazionale, di politica alcune ’olte è all’acqua di rose (?), le caldane politiche fanno afa, il popolo, boia, boia! Ma poi entra l’ingranaggio del metallo prezioso