Pagina:Ricerche sul progetto di una strada di ferro da Milano a Venezia.djvu/11

Da Wikisource.

293


scarsa rendita le apparenze della prosperità. Io parlo per vero dire; e chi ha esperienza dei luoghi e delle famiglie mi darà ragione.

Adunque un’altra delle norme fondamentali da seguirsi sarebbe quella di preferire a circostanze eguali quelle situazioni che sono già proviste di edificj: 1.° per recare men danno a chicchessia; 2.° per crescer valore a ciò che già possediamo; 3.° per diminuire le spese accessorie, le quali se non cadono sugli imprenditori della strada, cadono pur sempre sulla nazione; e col rendere inutili altre opere, riescono esse medesime implicitamente inutili.

Dietro questo principio riescirà lodevolissimo il pensiero del sig. Adalulfo Falconetti che la strada debba a Venezia far capo al consueto emporio mercantile. Oltre alle accennate utilità, ed al più comodo accesso delle navi, vuolsi riflettere che il massimo introito dell’impresa consistendo nei viaggiatori, tuttociò che può accrescere amenità o diletto reca aumento di lucro.

11.

Alcuni vagheggiando idee più vaste e grandiose, mirano principalmente a ciò che questa linea potrà divenire quando in Europa siensi rese generali siffatte comunicazioni, e pensano soprattutto al modo di collegare questa linea colle grandi correnti del commercio universale. Trovano pertanto che siccome su questa linea Milano e Venezia sono i due punti d’applicazione del commercio estero; così il massimo interesse dell’opera sia nell’abbreviare al massimo la distanza fra Milano e Venezia.

Posto il principio della maggior importanza del trasporto delle persone a fronte di quello delle merci, vuolsi notare che l’andirivieni delle persone è sempre maggiore a piccole distanze; perchè sono più promiscui gli interessi, i traffichi, le possidenze e più frequenti le amicizie e le parentele; e l’andata e il ritorno già per sè brevi diventano colla strada ferrata quasi momentanei. Padovani e Veneziani a cagion d’esempio hanno