Pagina:Ricordanze (Rapisardi).djvu/25

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     A me, più che le folte
D’eletta gioventù sale festanti,
Ove sacre al piacere ardon le danze,
Cara è la pace del tuo tetto umìle;
Più che tazze spumanti
Di splendidi banchetti
M’è dolce il pan che su povero desco
Divide in sulla sera
Il pio lavoratore ai figlioletti;
Più che beltade altera
Di cocchi aurati e d’opulente vesti,
M’è sacra al cor l’intera
Laboriosa tua vita gentile;
Più che gemma orgogliosa
Amo l’ingenua rosa.
     Al par di te son’io
Operaio, o fanciulla; a me le fila
De l’inconcussa cetra,