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Or m’odi. E s’io libai
Unqua de l’alme Càriti
Al negato a’ profani inclito altar,
Son degno, e lo mertai,
Che tra il fragor dei plausi
Oda tu pur ne l’alma il mio pregar.
Lascia a le franche scene
Le vôte larve e gli orridi
Mostri che infame vita hanno quaggiù;
A noi l’aure serene,
Gli astri ed i fior consigliano
Arte più mite e men facil virtù.
Di fole e di chimere
Regno non han le italiche
Muse, d’almo pudor cinte e di vel;
Nè soffron, che a le nere
Trame del mondo l’improbe
Scuse sian manto di pietà crudel.