Pagina:Ricordi storici e pittorici d'Italia.djvu/118

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una vera festa dei mesi di estate. Qui, ogni famiglia, ogni individuo, vive da sè; il forastiero non trova altro punto di riunione che l’unico caffè sul porto, dove seggono sotto una tenda ad una stessa tavola, alla democratica e con quella bella confusione di classi tutta particolare dell’Italia, il bagnante venuto di fuori, ed il pescatore mezzo ignudo, che approfitta tranquillamente dell’ombra della tenda per fumare la sua pipa di gesso, senza prendere nè caffè nè altro.

Alcuni ufficiali del genio, ed un antico capitano pontificio, il quale mi diverte per il suo grazioso dialetto veneziano, sono le persone colle quali mi trattengo per lo più a conversare.

Passato il luglio, la maggior parte dei bagnanti abbandona Anzio, imperocchè allora comincia il pericolo delle febbri. Anche attualmente, in cui il calore di spesso è insopportabile, e si fa sentire fin dalle sette del mattino; dopo il cadere del sole l’aria diventa umida, ed il venticello tepido e molle che spira dal mare è propriamente caratteristico. Non è prudenza allora stare fuori di casa. Il bel chiarore della luna sulle foreste, sulla spiaggia; e sul mare, che rende sul nostro Baltico così piacevole a quell’ora la vita all’aria aperta, non può qui essere goduto che dalla finestra; imperocchè una sola di quelle notti passata al difuori, basterebbe per cagionare la febbre, e fors’anche dopo alcuni giorni la morte. È pericoloso su questo mare lasciarsi adescare dalle Sirene. Ci è forza per tanto restringerci a passeggiare sulla spiaggia prima del cadere del sole, facendovi ricerca di conchiglie, e preda di piccoli gamberi di mare. Sono questi, animalucci della grandezza del quarto della mano al più, e di forma pressochè uguale al ragno. Corrono con una velocità meravigliosa, ed allorquando si stende la mano per afferrarli, scompaiono il più sovente sotto la sabbia come gli spettri in teatro. Qui dove si mangia tutto, compreso le rane, i porco spini, e perfino gli usignuoli, si mangiano pure e vivi questi piccoli gamberi, dopo averli tratti fuori dalle loro squamme.