Pagina:Ricordi storici e pittorici d'Italia.djvu/155

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piedi e cento mani sono in moto, e nessuna tasca è sicura da una perlustrazione indiscreta. Fa d’uopo passare per una porta stretta, e tanto nell’uscire quanto nell’entrare, non si va avanti che a forza di pugni, ed a spintoni. Alla porta sta un cacciatore pontificio condannato a fare continui sforzi, per non essere schiacciato dalla folla.

Siamo riusciti ad arrampicarci nel palchettone per una scala da pollaio, ed attreversata un angusta barricata che corre lungo il muro, abbiamo preso posto sovra nude panche in legno. Possiamo di là contemplare la sala. Un sipario con figure mitologiche, Apollo, ed alcune muse, le quali si possono a malapena riconoscere, tanto il tutto è vecchio e logoro, nascondono tuttora i misteri della scena. Pende dalla vôlta una specie di cassa di legno, attorno alla quale sono appese le lampade che fumano, con molti cartocci di carta negli intervalli, dei quali non riusciamo a comprendere l’uso. Attorno a quella cassa pestano dei piedi gli spettatori, a due baiocchi, imperocchè a quella altezza sorge il paradiso in terra. Sotto di noi giace la platea. Se allorquando Ercole venne a Roma per uccidervi il gigante Caco sull’Aventino, avesse visto questa platea, avrebbe probabilmente dedicata a questa una delle sue imprese; ed invece di imparare e ripetere oggidì nelle scuole, «in settimo luogo pulì le stalle di Augia,» impareressimo e ripeteressimo, «in settimo luogo, ripulì il teatro dei fantocci di piazza Montanara.» Imperocchè, questa platea dacchè esiste, non ha avuto mai nè l’onore nè il beneficio di una scopatura. Il suo suolo di nuda terra, è ricoperto da uno strato di scorze di semi di zucca, di pelature di frutta, di pezzi di carta, i quali formano un mosaico naturale. Siede sui banchi una gioventù cenciosa, rampolli di Roma, nudriti del latte della lupa, balia rapace di Romolo. E sì che considerando le loro fisonomie, contemplando le faccie abbronzate, le capigliature folte, nere ed incolte, di tutti quei mascalzoni, si può per verità ritenere di essere capitati in mezzo ai briganti ed ai banditi, a cui Romolo dava asilo. Intanto è innocentissimo il chiasso dia-