Pagina:Ricordi storici e pittorici d'Italia.djvu/165

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parte sua. Gridava in modo enfatico, scagliava i fulmini della sua eloquenza nè più nè meno che un cappuccino, gesticolando quante un tiranno di compagnia drammatica. Scorgevasi che possedeva disposizione naturale per la mimica; ogni qualvolta che nella predica ricorrevano le parole di capo, di occhio, di orecchio, portava istintivamente la mano al proprio capo, all’occhio, all’orecchio. Avendo a nominare il suono dell’arpa, si atteggiò immediatamente a modo di chi volesse suonare quello stromento. Questa maniera di accennare fanciullescamente colla mimica le cose di cui faceva parola riusciva molto divertente, ed otteneva l’approvazione di tutti gli uditori, alcuni dei quali erano venuti per divozione ad ascoltare le prediche fatte dai ragazzi, e gli altri per prendervi sollazzo, quasi ad un teatro di burattini. Nessuno di quei ragazzi era menomamente imbarazzato; anzi i più parevano andar superbi di dover comparire davanti a tante persone, e superata l’impressione del primo momento, la loro voce diventava sempre più sicura, i loro gesti vieppiù teatrali. Molti oratori in parlamento avrebbero motivo di agurarsi la disinvoltura di quei ragazzi del parlare al pubblico, e pochi oratori poi, si possano vantare di avere un uditorio composto di persone appartenenti a tante nazioni, quanto quello di questi fanciulli in Ara Cœli.

Dopo i maschi vennero le femmine, graziose ragazzine ricciute, con cappellini guarniti di piume, ed abitini di raso. S’inginocchiavano un istante, facevano un segno di Croce, cominciavano il loro sermone. Era curioso, per dir vero udire quelle creaturine parlare del peccato di Adamo dal quale ci ha redenti il Signore; della credenza alla vita eterna; del Verbo che si è fatto carne in Gesù Cristo; della sua morte per mezzo del quale ha salvato l’uman genere. Sarebbe ugual cosa se i fantocci del teatro Montanara, i piccoli paladini i quali recitano con tanta enfasi azioni eroiche parlassero in onore di Gesù Cristo e snudando la spada contro i Mori, sfidassero a battaglia tutta l’oste degli infedeli; o se le damine di quella scena