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tori ridussero tutto il terreno all’intorno a terrazzi piantati ad olivi, e le case della città sono addossate al monte in guisa, che da questo si può scendere sui tetti. Una sera presi questa strada per rientrare in città, e passando da un tetto all’altro, riuscii ad arrivare a casa mia.

La vicina costa orientale dell’isola s’innalza ripida sul mare, all’altezza di novecento settanta piedi, in guisa che la villa di Giove trovasi al punto più elevato della spiaggia, la quale in questa località è dell’aspetto il più selvaggio. Scendendo dal Tuoro grande per la piccola valle di Matromania, verso la spiaggia a mezzogiorno-levante, si giunge ad un punto dove la costa si apre in uno spazio circondato da rupi tagliate a picco, dove regna una confusione fantastica ed inestricabile di scogli, uso dei quali aperto a foggia di portico ha nome l’arco naturale. Quel punto può dirsi il più solitario dell’isola. Ai piedi giace il mare di colore cupo, in alto si scorge il cielo limpido ed azzurro, tutto all’intorno stanno rupi di colore rossicio, e la vista si stende sopra il capo di Minerva, e sulla riviera di Amalfi e di Salerno.

Scendendo per un ripido sentiero si arriva alla grotta enigmatica di Matromania, piena di rovine. Vi si ha accesso per un ampio arco, imperocchè la caverna è larga circa cinquantacinque piedi, e profonda circa cento. Desso è opera della natura, migliorata però dalla mano dell’uomo; tanto all’ingresso quanto nell’interno vi si scorgono avanzi di mura romane. Nell’interno stanno disposti, a forma di semicircolo, due rialzi quasi banchi o sedili, ed alcuni gradini portano ad una nicchia, dove probabilmente stava la statua del nume. Il tutto da a dividere che la grotta era stata ridotta ad uso di tempio. Il nome di Matromania che il popolo con innocente ironia ha convertito in quello di Matrimonio, quasi Tiberio avesse celabrate ivi le sue nozze, vuolsi ripetere Magnæ Matris Antrum, ovvero da Magnum Mithræ Antrum. Si dice che il tempio fosse dedicato a Mitra, non tanto perchè il Dio Persiano del sole fosse venerato nella caverna, quanto per essersi scoperto