Pagina:Ricordi storici e pittorici d'Italia.djvu/240

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di quelle Etari che quivi praticavano un tempo, alla presenza di Tiberio, le loro danze oscene.

Sorge attualmente fra le rovine, sul punto più elevato della villa, una cappella dedicata a S. Maria del Soccorso. Vi abita un eremita. Nessuna località al mondo è più adatta a fare penitenza, che queste rovine della villa di Tiberio, sotto il cui regno, e durante il suo soggiorno in Capri, venne Cristo posto in croce. La cappella sorge ivi, come il Cristianesimo stesso, sulle rovine del mondo Pagano, che venne ad emancipare. Questa coincidenza è singolare, e pochi siti io credo possono rinvenirsi adatti del pari alla meditazione. Imperocchè qui si presentano contemporaneamente alla imaginazione due figure coeve e rappresentanti di due periodi della storia dell’uman genere; ad occidente il demone canuto Tiberio, signore della terra rappresentante del mondo pagano che sta per scomparire, ed imagine ad un tempo, di tutti i mali di questo; ad oriente la figura giovanile dell’uomo Dio, di Cristo appeso alla croce, ma circondato dai profeti ispirati, di una rigenerazione novella dell’umanità. Queste due figure sorgono l’una di fronte all’altra come Arimano ed Orzmud, il Dio della luce, e quello delle tenebre.

Come si potrebbe qui non ricordare pure la figura di Giovanni di Patmos, inondata di luce, accanto alla quale l’acquila di Giove compare tuttora, quale un simbolo pagano?

Seduto sopra quelle rovine, immerso in quei pensieri nella meditazione del Cristianesimo primitivo, mi vidi tutto ad un tratto il rappresentante storico di quella religione ideale, nella persona dell’eremita, sudicio frate francescano, e poco mancò non mi ritraessi spaventato; era un vecchio monaco, con lunga barba bianca, vestito di una tonaca nera, zoppo, brullo, con due occhi da falco. Parvemi sorgessero davanti a me Tiberio o Mefistofele, i quali mi dicessero con sorriso beffardo «Redivivo! Soltanto mutato di aspetto.» Tale si è la storia del Cristianesimo.

Il vecchio frate mi condusse zoppicando nella sua cella.