Pagina:Ricordi storici e pittorici d'Italia.djvu/309

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una precisa idea della razza di giustizia di queste contrade. Un proprietario agiato, cognato del priore e borgomastro di Olevano, uccise un giorno sulla strada maestra un povero diavolo, il quale aveva rubato alcuni grappoli d’uva; compiuto questo bel fatto si rifugiò in una sua vigna, la quale era contigua a quella della mia albergatrice. Suoi amici si portarono colà armati, imperocchè i figliuoli dell’ucciso si erano mossi, dessi pure con gli schioppi, per vendicare il padre. La giustizia non si diede pensiero di nulla per vari giorni, finalmente si disse che per via di protettori influenti, la vedova del morto fosse riuscita ad ottenere che il magistrato si scuotesse, e che fosse stato dato ordine agli arcieri di Olevano di arrestare l’uccisore; ma questi punto non si mossero, dicendosi fossero stati comprati per denaro. La vedova riponeva tutta la sua speranza negli arcieri di S. Vito, ma questi non si mossoro nulla più degli altri. Intanto erano passate ben due settimane. «Bella giustizia che avete in queste contrade,» diss’io un giorno nella bottega dello speziale di Genazzano, dove si soleva radunare, come in quella dello speziale di Ermanno e Dorotea, la società del luogo. Ed allora disse il figliuolo dello speziale, padre della bella signora Sofia. «Ma che cosa pensate voi signore? Quell’uomo non fu punto ucciso, come si dice, dal cognato del priore; il nostro medichino, il piccolo dottore, ed il chirurgo hanno fatta la sezione del cadavere, e fu provato che il poverino cadendo da un’altura si era spezzato il fegato.» — «Sta proprio così, sì signore; egli si è ben vero,» soggiunse l’arciprete di S. Maria del Buon Consiglio. Io tacqui. «Non state a crederne una parola, mi disse alla sera la mia albergatrice, desso non si è punto rotto il fegato, ma» — e nel mentre col pollice e coll’indice della destra fece il gesto di far scorrere danaro nella sinistra — «Capite?» — «Capisco.»

La quantità di vigneti quivi è propriamente straordinaria. Ne sono ricoperte tutte le amene colline dei dintorni. Si stendono le viti in lunghe file nelle valli, o appoggiate