Pagina:Ricordi storici e pittorici d'Italia.djvu/422

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Rocce Nimphe presente Nicolao Cillone Vicario Sculcule.... Non saprei precisare l’epoca nella quale Ninfa venne abbandonata, ma questa incertezza, se riesce spiacevole allo storico il quale vorrebbe sapere tutto, non torna sgradita al poeta; e questo mistero corrisponde alla condizione presente dei luoghi. Anticamente, presso lo stagno, alla sorgente del rivo deve aver esistito un ninfeo, ossia tempio dedicato alle ninfe, da cui la località deve avere tolto il suo nome grazioso e per dir vero è questa adatta cotanto alle Ninfe, che le si dovrebbe dare un tal nome, quando già non lo avesse.

Vuole la tradizione, che sulle rovine del tempio delle Ninfe fosse erette una chiesa, dedicata all’arcangelo S. Michele. E certo poi che nel 1216 il cardinale Ugolino, il quale fu più tardi Papa Gregorio IX edificò quivi la chiesa di S. Maria del Mirteto, e che presso questa ebbero stanza i cavalieri dell’ordine di S. Lazzaro. Se non che, le memorie storiche quivi hanno poco pregio; ogni cosa porta all’idea delle creazioni della mitologia, alle finzioni della favola.

Nel mattino seguente prendemmo in Norma dei muli a nolo, per andare all’antica e rinomata città di Cori, o Cora, la quale si trova a tre buone ore di distanza. La strada carrozzabile corre al basso, presso Ninfa, ma scegliemmo un bello ed ameno sentiero sul pendio dei monti, di dove si gode costantemente la vista delle paludi pontine, del mare, e si scorge pure Roma in lontananza. La frescura del mattino, la serenità di una splendida giornata di settembre, rendevano la nostra cavalcata piacevolissima, ad onta fossero quei monti monotoni e deserti; non scorgendosi che qua e là alcuni pastori, occupati a mungere le loro pecore, ed a cuocere il latte attorno il fuoco per formarne il caccio, od intenti a costrurre le loro capanne coniche con rami di ginestro.

Nel contemplare quella vasta regione delle paludi pontine, rischiarata dal sole, quella spiaggia latina in direzione di Roma, dove sorgeva l’antichissima Ardea nel paese dei Rutuli, ricorrevano naturalmente alla memoria