Pagina:Ricordi storici e pittorici d'Italia.djvu/425

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incontrandovi le rovine del peristilio di un tempio di pretto stile greco. È un edificio piccolo, grazioso d’ordine dorico, tuttora in buono stato; o dalla tinta bruna delle sue colonne di travertino, si riconosce che deve essere molto antico. Gli si dà il nome di tempio di Ercole; ma probabilmente con poco fondamento, imperocchè esistevano a Cori i tempi di Castore e Polluce, della Fortuna, di Diana, delle divinità dei campi pontini, del Sole, di Giano. di Eolo, di Apollo, e di Esculapio. Si fanno pure vedere più basso alcune belle colonne di ordine corinzio, le quali trovansi ora murate in una casa; e che vuolsi abbiano appartenuto al tempio dei Dioscuri. Sussistono tuttora alcuni avanzi di antichi bagni, di cisterne, ed un ponte gigantesco di costruzione romana, sopra un rivo che corre in vicinanza alla città.

Poche sono per contro le memorie del medio evo. Il duomo di S. Pietro, eretto sopra le revine del tempio di Ercole nulla offre di pregevole; per contro è degna di attenzione per la sua architettura la chiesa di S. Oliva. Se non che, chi può darsi pensiero di antichità, in presenza della vista stupenda della marittima, che si gode da qualunque punto di Cori? Sarebbe un piacere passare quivi una state. L’aria vi è fresca e balsamica, il vino buono, e vi abbondano a tal segno le frutta, che per un baiocco si possono avere ventisei fichi eccellenti. La è cosa strana, che Cori sia così poco conosciuta ed apprezzata dai Romani. Non si recano questi che a Frascati, ad Albano, e sono pochissimi quelli che conoscano le bellezze della loro provincia. Eppure quale maggiore soddisfazione vi sarebbe, di quella di visitare i monti della Sabina, delli Ernici, dei Volsci, di ritemprarsi nella semplicità di queste bellezze naturali?

Lasciai Cori salendo a cavallo per recarmi a Valletri, e ne partii, come da Ninfa, col desiderio di tornarvi, di potere ivi godere in piena tranquillità, delle delizie dello studio.