Pagina:Ricordi storici e pittorici d'Italia.djvu/464

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morali e speculative, tutti quei problemi privi di utilità posiliva, non porgono più interesse nè a chi tenda a scopo pratico e materiale, nè a chi ami spaziare liberamente nelle regioni del pensiero. Però non dobbiamo dimenticare, che anche quel sistema fece progredire la scienza, ed ammettere che a fronte degli alti problemi che può affrontare l’ingegno umano, anche i filosofi del secolo XIX, non ne sanno quasi più che gli scolastici del medio evo, od il primo uomo nel paradiso terrestre.

Mi allontanai intanto di Acquino, soddisfatto di averlo veduto. Tornammo sulla strada di Capua, ed in poco men di un’ora arrivammo ai piedi del Monte Cairo, girammo il monte avendo davanti agli occhi l’anfiteatro di S. Germano, questa città stessa di gaio aspetto, e sormontata dal rinomato castello di Janula; e finalmente Montecassino. Se non che è oramai tempo di chiudere queste pagine, le quali furono forse anche troppe. E se ci facciamo a considerare tutto quanto ci venne fatto di osservare, tutto quanto ci fu richiamato alla memoria, suggerito di pensare in contanto breve tratto di strada, non si potrà a meno di considerare con stupore la ricchezza di queste contrade. In nessun’altra vi fu tanto sviluppo di vita. La natura e la storia ebbero sempre predilezione per l’Italia, ed ogni epoca, ogni periodo di civiltà, lasciò in questa la sua impronta.

L’Italia fu pure la madre della civiltà in occidente. Se dessa ora sarà veramente per risorgere, per prendere il suo posto quale nazione indipendente, fra tutti quei popoli i quali dopo avere da essa ricevuta la propria educazione, a vicenda la occuparono, la signoreggiarono, la devastarono, nulla vi sarà in ciò di strano, imperocchè l’Italia è pure una nobile terra degna d’affetto! Ed anche in mezzo a tutti i rivolgimenti dell’età presente, in questa confusione di errori e di verità, non possiamo a meno noi pure Tedeschi, di far voti per lo affrancamento di questa bella contrada.