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memoria piegando ai voleri del despota francese, pronunciando nel concilio di Vienna del 1311 la soppressione dell’ordine dei Templari. Nell’atto di morire il gran mastro di questi, Giacomo Molay, citò il Papa ed il re di Francia fra breve davanti al tribunale di Dio, e volle il caso che la sua profezia non tardasse ad avverarsi. Clemente morì in Roquemaure nel 1344. Arricchì i suoi nipoti, ma non lasciò di sè che la memoria di un ambizioso sordidamente avaro, quale lo qualificarono due grandi ed illustri firentini, storico l’uno, santo vescovo l’altro.

Dopo la sua morte Avignone continuò ad essere residenza di suo successore, provenzale di nascita, e contemporaneamente vescovo della città. Giovanni XXII ebbe grande predilezione per questa, si lusingò di poterla ridurre a signoria della Santa Sede, e di uniria al contado Venosino, ed a Carpentras. Si rinnovarono nella piccola Avignone le sorti di Roma; i Papi, i quali avevano poco a poco acquistato in questa il dominio temporale, mirarono pure a diventare signori di Avignone, non appena ebbero fissata ivi la loro stanza. L’energico vecchio si decise a costrursi una fortezza in suolo straniero, ed in podestà del re di Francia. Questa nuova abitazione non poteva essere nè un palazzo, nè tanto meno una villa, doveva essere una rocca con fossi e con torri, ed a questa si porgeva adattissimo il Rocher des Doms, il quale signoreggia il corso del Rodano.

Giovanni XXII gettò le fondamenta della rocca di Avignone, e risale alla sua epoca la maggiore torre detta Trouillas, la quale si estolle colossale, tuttochè non ultimata. Nel vedere sorgere davanti ai loro occhi quest’edificio, i cittadini di Avignone attoniti potevano comprendere quale fosse la sorte riservata alla loro patria; Giovanni prese ad abitare la sua fortezza, e si fu da questa che scagliò nel mondo i suoi fulmini, i quali andarono a colpire pure Lodovico il Bavaro; ivi accolse pentito l’antipapa Pietro di Corbara, ed ivi lo tenne prigioniero fino alla sua morte. Giovanni XXII morì nel 1334 in età di novant’anni.

F. Gregorovius. Ricordi d’Italia. Vol. II. 9