Pagina:Ricordi storici e pittorici d'Italia.djvu/487

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storici napoletani esagerati i modi rozzi, ed il carattere nullo. I baroni napoletani congiurarono contro gli Ungheresì, che si trovavano in buon numero, e godevano di grande influenza alla giovane corte; decisero di sbarazzarsi di Andrea, tanto più dacchè Clemente VI alto signore del regno, nella sua qualità di Papa (erano tuttora tempi splendidi per la Santa Sede) aveva di già pubblicate le bolle, che prescrivevano l’incoronazione del minorenne Andrea.

Giovanna trovavasi il 18 settembre 1345 in Aversa col re suo consorte; verso la notte Andrea venne chiamato fuori de’ suoi appartamenti col pretesto di ricevere dispacci importanti, e non appena l’infelice giovane apparve al balcone, fu afferrato da persone mascherate, le quali gli gettarono un laccio al collo, e lo precipitarono senza far romore nel giardino, dove si trovò al mattino il suo cadavere, appeso ad una fune. Il popolo si commosse; la regina tremando fuggi in tutta fretta a Napoli, dove si rinchiuse nel suo palazzo; la voce pubblica la accusava di avere ucciso il marito, o quanto meno di essere complice dell’assassinio di questi. Ebbero luogo processi ed esecuzioni per ordine tanto di Giovanna, quanto del legato pontificio, che non si tardò a spedire da Avignone.

Intanto il prode Ludovico di Ungheria, fratello dell’ucciso, preparò un esercito per muovere contro Napoli a vendicarvi la morte di Andrea. Giovanna, giovane, bella, voluttuosa, come in tempi posteriori Maria Stuarda, e spiritosa al punto, che si diceva aver ereditate le splendide doti d’ingegno del suo grande avo, non sapeva in qual modo sottrarsi al pericolo imminente che la minacciava. Tolse a marito Ludovico di Taranto suo cugino, per il quale nudriva una tenera passione, già prima della morte del marito. Intanto il mondo risuonava delle accuse del re di Ungheria, e delle proteste d’innocenza di Giovanna; le opinioni erano divise.

Comparvero gl’inviati di Ludovico e di Giovanna a Roma, davanti a Cola di Rienzo, e la regina procurò guadagnare a sè il tribuno del popolo, in allora padrone di Roma, e