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Ci fermammo buona pezza sulla vetta del Somma, godendo di tutte quelle bellezze di cielo, di terra, di mare. Il Vesuvio era tranquillo; non usciva dal suo cratere che una leggiera colonna di fumo, quasi ad additare che in mezzo a tutte quelle delizie, albergava il demone della distruzione. Le due strisce nere a traverso le ceneri erano formate dai torrenti di lava delle due ultime eruzioni, e quella a sinistra datava solo dal 1850. Si erano allora aperti sul picco del monte, quasi dove cominciano, le ceneri del cono, cinque piccoli crateri, i quali erano tuttora visibilissimi. Ci additarono il punto dove durante la eruzione del 1847 un Tedesco ed un Americano perdettero miseramente la vita. Inoltratisi imprudentemente furono colpiti dai sassi erruttati dal monte; il Tedesco, il quale aveva avuto lo due gambe rotte, spirò ai piedi del Vesuvio stesso, l’Americano, il quale era stato colpito in un braccio, morì nello spedale a Napoli.

Toccò un caso strano nel 1822 ad un calzolaio di Sorrento, il quale erasi portato a visitare il Vesuvio senza guida. Il cratere della eruzione del 1820, era libero, e l’imprudente calzolaio volle scendervi, quasi avesse avuto in animo, titano oscuro, non solo di sorprendere gli spiriti infernali nei loro specchi, ma quasi di prenderli a dileggio. Colto da una vertigine in questa sua temeraria impresa, precipitò nel cratere; se non che fu trattenuto nella caduta, da una sporgenza di lava. Aveva riportata la rottura di un braccio e di una gamba, e stette per ben due giorni in quella posizione, sospeso sull’abisso, quando i suoi lamenti giunsero all’orecchio delle guide, che avevano accompagnati forastieri sul monte. Tratto fuori l’infelice per mezzo di corde, convien dire ritraesse dalla natura immortale di Aasvero, imperocchè portato alle spedale di Napoli finì per guarire, e per tornare a Sorrento non solo vivo, ma sano come nulla fosse stato. Narravaci quest’avventura terribile e lieta ad un tempo, D. Michele cappellano del romitaggio sul Vesuvio, dove eravamo scesi dopo esserci trattenuti più di un’ora sulla vetta del Somma.