Pagina:Ricordi storici e pittorici d'Italia.djvu/556

Da Wikisource.

— 204 —

alcuni ornati, che nulla però più conservano dello stile greco.

Nel pomeriggio il calore diventato insopportabile spingeva tutte le persone entro le botteghe di caffè, alle quali si dà quivi il nome di Caffè nobile, non appena presentano un certa apparenza. Cercai il migliore di tutti, ma era già pieno zeppo di persone, vi si soffocava; vi erano contadini che cantavano ritornelli, improvvisatori, signori e dame elegantemente vestiti, gli uni seduti, gli altri in piedi, gli altri che giravano attorno ai tavoli. Si prendevano gelati in abbondanza, e di stupendo gusto. Non ho mai provata come colà la voluttà di sorbire un buon gelato, tanto era soffocante il calore, e non tardai in mezzo a tutta quella folla di trovarmi quasi addormentato, sognando di Marcello, di Annibale, di Augusto morente, di Livia, di Tiberio, delle baccanti, degli affreschi di Pompei, dei vasi di Nola, di S. Paolino, delle torri che ballavano. Al di fuori la folla continuava a gridare, a fare chiasso, ma siccome il romore era continuato, si poteva benissimo dormire, come si dorme sulla spiaggia del mare, al muggito delle onde.

La città, che visitai tutta quanta, non ha cosa di rimarchevole, ma è abbastanza pulita, e rallegrata dall’aspetto di molti e belli giardini. Nei tempi antichi non era punto inferiore a Pompei, colla quale manteneva Nola grandi relazioni commerciali, imperocchè le tre città più fiorenti della Campania Nola, Aceria, e Noceria avevano il loro porto a Pompei sulla foce del Sarno, ricoprendo in allora il mare, che di poi si ritirò da Pompei, buona parte di quella fertile pianura.

Ero uscito di città per salire al convento di S. Angelo appartenente ai monaci di S. Francesco, il quale sorge con un porticato aperto in una bella posizione, attorniato da splendida vegetazione. Incontrai per istrada una famiglia che tornava di già dalla festa, composta di una matrona di forse ottant’anni, colle sue figliuole e nipoti. Non ho veduta mai vecchia di bellezza più classica, alta della