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e lo stesso Alkassar di quegli emiri, diventato piu tardi castello dei Normanni e degli Svevi, non lascia più riconoscere con certezza la parte costrutta dagli Arabi. Palermo era più di tutte le altre città distinta per lusso e per ricchezze, ed era diventata città voluttuosa, tutta orientale; ivi e nelle altre città, avevano gli Arabi edificati i loro mercati, le loro ville circondate da giardini, allettati dallo splendore di quella natura, la quale per limpidezza di cielo, per amenità di mare, per lusso di vegetazione, punto non la cedeva all’Oriente.
Nel periodo migliore della dominazione araba, sotto il governo di Hassan-ben-Alì, e di Kasem, dei quali troviamo scritto che costrussero varie città, e castella, dovette necessariamente estendersi l’architettura moresca. Nessun contrasto poteva essere maggiore di quello dello stile grazioso e fantastico dell’Oriente, col carattere severo e maestoso dei tempi dorici di Sicilia.
L’architettura moresca si mantenne ancora nei periodi posteriori; fu, come la scrittura e la lingua araba, usata talvolta tuttora dai Normanni e dagli Svevi, e dalla fusione dell’architettura saracena con quella bizantina-romana, nacque quello stile misto che prese nome di arabo-normanno. Da questo, dalla durata della influenza del carattere arabo, si può argomentare che i Saraceni la Sicilia dovevano pure avere innalzati belli e splendidi edifici. Se non chè il tempo ha distrutto tutti quei palazzi degli emiri, ia cui magnificenza aveva recato cotanto stupore al principe normanno Ruggero, e dei monumenti dell’architettura araba durante due secoli non sussistono oggidì guari più che la Cuba e la Zisa, due ville o palazzi di campagna presso Palermo, i quali si possono con sicurezza asserire costrutti dai Saraceni, sebbene grandemente alterati per ristauri, ed anche per ampliazioni di tempi posteriori.
Stanno entrambi fuori della Porta Nuova, sulla strada che mette a Monreale. La Cuba (voce che in arabo suona arco, o volta) serve da parecchi anni a caserma di caval-