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ai conservatori della città nella camera del trono, come parimenti di dovere fornire i premi per le feste del carnovale.

Solevano i capi degli Ebrei quali deputati della corporazione israelitica, presentarsi ai conservatori della città in Campidoglio nel primo sabbato di carnovale. Giunti nella sala dove quelli sedevano, gli Ebrei s’inginocchiavano ed offerivano loro un mazzo di fiori e venti scudi, pregando fossero impiegati ad addobbare il balcone sul quale il senato soleva prendere posto sulla piazza del Popolo. Si presentavano parimenti al senatore, ed ivi pure inginocchiati, lo supplicavano con una formola stabilita, a volere loro permettere di continuare a dimorare in Roma. Il senatore poneva loro il piede sulla fronte, loro comandava di sorgere, e loro diceva, parimenti con formola concertata, che gli Ebrei non erano già ricevuti in Roma, ma ivi tollerati unicamente per compassione. Anche questa umiliazione ora è scomparsa; però, oggi ancora, nel primo sabbato di carnovale si presentano gli Ebrei in Campidoglio a prestare omaggio, ed a soddisfare il tributo destinato all’acquisto dei pallii, che ad essi spetta provvedere, in memoria che ora non più dessi, ma i cavalli sono chiamati a ricreare il popolo.

III.

Non mancavano nel medio evo altre cerimonie, nelle quali erano gli Ebrei tenuti a prestare omaggio. Nella occasione in cui il Papa nuovamente eletto veniva da S. Giovanni Laterano a prendere possesso, dessi erano tenuti di andargli all’incontro, come già nei tempi antichi avevano dovuto praticare cogl’imperatori. Allorquando saliva al trono un novello imperatore, gli Ebrei offerivano un sacrificio, ed innalzavano preghiere per lui, e Filone nella sua «Legazione all’imperatore Caio» narra che per ben tre volte offerirono gli Ebrei sacrifici per Caligola; la