Pagina:Ricordi storici e pittorici d'Italia.djvu/685

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Neapoli; vi si ha accesso presso la più antica chiesa cristiana della Sicilia, quelle di S. Giovanni. È questo un edificio, piccolo, bizzarro, preceduto da un portico con archi bizantini, i quali sorgono sopra colonne addossate a pilastri, con capitelli del medio evo. Disgraziatamente la chiesa trovasi molto rovinata. Più antica assai è la cripta, dove si vedono pitture a fresco bizantine. Si ha accesso alle catacombe da una porta presso alla chiesa. Sono più vaste e più imponenti quelle di Napoli, ma nè queste, nè quelle di Roma, sono regolari al pari di queste di Siracusa, le quali formano una vera città di morti, dove riposa un popolo intero. Vi sono numerose strade, gallerie, corridoi, stanze, nicchie, piazze, dove i morti dormono da secoli, mentre al di sopra di essi passano le rivoluzioni. Quanti siano ogni giorno i morti di una grande città, lo vivelano le catacombe di Napoli, e si può comprendere quale immense numero debba averne accumulato in questi sotterranei Siracusa, un tempo cotanto popolosa.

Anche queste catacombe, come tutte le altre, furono dapprima cave di pietre, le quali vennero di poi ridotte ad uso di necropoli, nella quale per vari secoli si seppellirono i morti secondo un sistema regolare, imperocchè tutte le gallerie sono di tratto in tratto interrotte da una stanza centrale, di forma circolare, ampia, ed a volta, circondata da nicchie, con una, due, o tre porte a volta, in guisa che dallo stile si riconosce, essere posteriori all’epoca greca. Se ne sono finora aperte e sgombrate quattro, ma una vaga tradizione asserisce debbano essere trecento sessanta, e vuolsi debbano arrivare non solo presso il Sebeto, ma stendersi sotto il suolo fino a Catania, cosicchè sarebbero ì lavori sotterranei più estesi di tutto il mondo. Sono per dir vero ingombre per la maggior parte sovratutto nel piano inferiore, ma ad onta di ciò, vennero ridotte accessibili, e praticabili, per la estensione di parecchie miglia. Si perdettero in esse, un venti anni sono, un maestro con sei dei suoi scolari, ai quali volle fare visitare quella necropoli. Si smarrirono in quel laberinto,