Pagina:Ricordi storici e pittorici d'Italia.djvu/94

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boli, curve sui loro aghi, perpetuamente in moto, uomini, donne, fanciulle e ragazzi. La miseria traspare da quelle capigliature incolte, da quelle fisinomie di colore bruno, gialliccio, le quali non ricordano in verun modo la bellezza di Rachele, di Miriam, o di Lia. Solo di quando in quando ti sorprende il lampo dello sguardo di un occhio nerissimo, il quale si solleva dall’ago e dal cencio, quasi volesse dire: «Ogni bellezza è scomparsa fra le figliuole di Sion. Quelle che sarebbero state principesse fra i pagani, regine nel loro paese natio, sona ora condannate a servire, piangono tutta la notte per modo che le lagrime loro rigano le gote; non havvi chi si muova a pietà di esse; tutti le disprezzano, e sono diventati loro nemici. Il popolo di Giuda è prigioniero, condannato alla miseria, ai più duri servigi; abita fra i pagani, tutti lo maltrattano, non ha nè quiete nè riposo. La mano di Dio si è pure tremendamente aggravata sopra le figliuole di Sionne!»

Non è però scopo di queste pagine descrivere la miseria del Ghetto di Roma, indagare quali dolori, quali sofferenze funestino quelle oscure e melanconiche stanze; del resto vite di uguali se non di maggiori stenti si rinvengono in tutte le grandi città del mondo, fra le nazioni le più civili. Nè si deve credere, che per quanto riguarda le strade e le abitazioni, il Ghetto di Roma sia poi peggiore di certi quartieri abitati dalla miseria in altre grandi città. Mi sarà più caro accennare che a Roma gli Ebrei sono caritatevolissimi gli uni verso gli altri; che l’agiato vi soccorre largamente il povero; che lo spirito di famiglia, dote caratteristica e costante del popolo d’Israello, vi si mantiene più vivo che forse in qualunque altra comunità di Ebrei, e come parimenti sia un fatto, che questi uomini temperanti, laboriosi, sono di raro processati per delitti. La cosa che colpisce maggiormente chi si aggira nel Ghetto, si è l’angustia, la sporcizia di quel laberinto di strade, stradicciuole, fiancheggiate tutte da case altissime. I poveri Ebrei sono allogati quasi in un colombario romano, e tanta angustia di abitazione fa